"Dio, ridammi mio figlio!" | La strada di Biagio e Giuditta - Live Sicilia

“Dio, ridammi mio figlio!” | La strada di Biagio e Giuditta

Giuditta Milella e Biagio Siciliano

Quel grido in ospedale. L'incidente. Le vittime. E una targa per i ragazzi di scuola.

PALERMO– Biagio e Giuditta adesso hanno davvero una strada, una via raddolcita che parte dall’urbanistica e piomba nel ricordo.

“Domani, alle 12.30, vi sarà l’intitolazione ufficiale di via Milella Siciliano, accanto l’attuale sede del ‘Meli’”, scrive su facebook Alessandro Re, già consigliere della sesta circoscrizione, dando l’annuncio. In realtà, quella viuzza già si chiamava così. Un’intera città la prenderà in consegna con l’apposizione di una targa.

Biagio e Giuditta, cioè, Biagio Siciliano e Giuditta Milella, studenti del ‘Meli’, vittime di un incidente che vide coinvolte le auto di scorta dei giudici Paolo Borsellino e Leonardo Guarnotta. Accadde all’incrocio di piazza Croci, alla fermata dell’autobus davanti all’edificio che accoglieva i ragazzi di quel liceo classico. Era il 25 novembre del 1985.

Biagio e Giuditta, per brevità, perché Palermo non riesce a conteggiare con esattezza i suoi figli morti: sono troppi. E deve organizzarsi con le abbreviazioni, con le sigle, con gli stratagemmi. Palermo dice ancora: “Gli angeli custodi”, non rammentando precisamente tutti coloro che donarono la vita a Capaci e in via D’Amelio.

Alla cerimonia si è arrivati per gradi, dopo un lavorio di anni. Alessandro Re, ex studente del ‘Meli’, non più in circoscrizione, si è impegnato, aiutato da Francesco Bertolino, consigliere comunale, che ha fatto da sponda a Palazzo delle Aquile. E altri, tra consiglieri circoscrizionali e comunali si sono adoperati strenuamente. “Era giusto non dimenticare”, commentano gli interessati.

Sì, ma cos’è che non deve essere dimenticato, oltre la targa che avrà un codice QR che riporterà a un articolo di LiveSicilia, per fissare quella memoria tanto invocata?

Non deve essere dimenticato quel giorno alla fermata di piazza Croci. Nell’incidente, Biagio, quattordicenne, della quarta D, morì subito. Maria Giuditta, diciassettenne della terza B, chiuse gli occhi dopo una settimana in ospedale.

Non devono essere dimenticati il grido di Nicola Siciliano, il papà di Biagio, nella camera mortuaria: “Dio, ridammi mio figlio”, né il lutto atroce e discreto di sua moglie, Maria Stella. Non devono essere dimenticati Carlo e Francesca Milella che vegliarono in corsia sette giorni e sette notti, prima che ‘Titta’ spirasse.

E non devono essere dimenticati i sogni delle ragazze e dei ragazzi, di quel 25 novembre. Rimasero sconvolti, marchiati a vita e piansero a lungo per i compagni morti. Infine, trovarono il coraggio di crescere, senza smettere mai di sognare.

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