Strage di Altavilla: "Il demonio mi sta mangiando". "Rete" di fanatici

Strage di Altavilla: “Il demonio mi sta mangiando”. La “rete” di fanatici

Giovanni Barreca e Antonella Salamone
Le parole del padre assassino. Si indaga su un gruppo più ampio

ALTAVILLA MILICIA- “Buonasera mi devo consegnare. Anche se vi dico perché non ci credete. Quando uno vuole fare la volontà di Dio gli spiriti si ribellano. Mia moglie era posseduta. In pratica è morta mia moglie. I demoni mi stanno mangiando pure a me. C’ho mio figlio, ho due morti e una l’ho lasciata lì”.

Tre morti ad Altavilla Milicia

Inizia così la farneticante telefonata di Giovanni Barreca ai carabinieri. Trentasette minuti dopo la mezzanotte dell’11 febbraio scorso l’uomo confessa di aver ammazzato la moglie e i due figli. Urla e le parole sono spesso interrotte dal pianto. Poche ore prima si è consumato il rituale di purificazione con cui Barreca e i presunti complici, Massimo Carandente e Sabrina Fina, hanno assassinato Antonella Salamone, 41 anni, e i figli Kevin ed Emmanuel di 16 e 5 anni.

“La volontà di Dio è fare le cose giuste. Gli spiriti mi hanno bloccato pure la macchina perché non vogliono che vado avanti a fare la volontà di Dio“, aggiungeva l’uomo cercando di spiegare cosa fosse accaduto. “Mio figlio più piccolo è morto”, proseguiva. E il carabiniere dall’altro capo del telefono: “Dove è in questo momento lei?”.”A Casteldaccia”, rispondeva.

“I demoni…”

“Sono in campagna forse unica speranza che c’ho mia figlia (la diciassettenne poi arrestata per la strage ndr) perché ho dovuto scappare – proseguiva – perché io credo in Dio perché i demoni mi stavano mangiando pure a me… io gli voglio dire che il mondo spirituale non è come quello carnale capito. Io voglio fare la volontà di Dio, la volontà di Dio è fare le cose giuste vivere e amare il prossimo come se stesso”.

I militari si sono precipitati a casa. Il piccolo Emmanuel era in camera, ai piedi del letto, supino e con un telo sul corpo. Il fratello sedicenne, Kevin, era dietro il divano del soggiorno, legato mani e piedi con una catena. La sorella diciassettenne dormiva nella sua stanza, svegliata soltanto dal frastuono.

La difesa

Secondo la ricostruzione della Procura di Termini Imerese, che ha raccolto la confessione di Barreca e della figlia, a condurre il macabro rituale sarebbero stati Massimo Carandente e Sabrina Fina, la coppia che vive a Sferracavallo. La donna si è difesa. Ai carabinieri ha spiegato di “essere stata ospite da Barreca per circa una settimana insieme al marito per risolvere grossi problemi del nucleo familiare e placare gli animi molto accesi“.

Kevin, ha aggiunto, “era particolarmente aggressivo e si era reso necessario legarlo mani e piedi”, dopo che “aveva morso la caviglia” di Fina e “tirato anche un quadro a Carandente”. Ha aggiunto che quando erano andati via “Kevin era ancora legato”. Nessun riferimento al rito di cui sarebbero stati gli stregoni.

Secondo il gip, tutti gli indagati “hanno dimostrato una particolare pervicacia criminosa e risultano inseriti all’interno di un gruppo ‘religioso’ più ampio (al quale era stata rappresentata la situazione del nucleo familiare preso di mira), da intendersi quale rete amicale in grado di rendere oltremodo difficoltose le loro ricerche“. Il riferimento è alla rete di fanatici religiosi frequentata dagli assassini e su cui adesso si concentrano le indagini.


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