Strage di Altavilla, la figlia: "Io e mio fratello colpivamo mia madre"

Strage di Altavilla, la figlia: “Io e mio fratello colpivamo mia madre”

La diciasettenne ribadisce il suo ruolo. Possibile perizia psichiatrica

PALERMO – Fredda e distaccata. Così è apparsa la diciassettenne imputata per la strage di Altavilla Milicia. Atteggiamento che, insieme ad altri elementi, renderebbe necessaria una perizia psichiatrica.

È molto probabile che il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale per i minorenni Nicola Aiello, alla prossima udienza del 7 novembre, comunicherà ad accusa e difesa la decisione di affidarsi ad un perito.

L’imputata alla scorsa udienza, rispondendo alle domande del procuratore Claudia Caramanna, ha ripercorso l’orrore avvenuto nella villetta in cui sono stati torturati e uccisi la madre Antonella Salamone e i fratelli Kevin ed Emmanuel di 16 e 5 anni.

Volevano liberarli dal demonio, divenne un massacro. Per prima fu uccisa Antonella. La colpirono ripetutamente con una padella fino a stordirla. Il racconto della ragazzina subito dopo i fatti è stato drammatico: “Non so come è morta mia madre, se per infarto o quando sia io che mio fratello gli davamo calci. Prima i calci li ho dati io e poi Kevin, in quel momento mia madre non reagiva più. Mentre veniva torturata non poteva né mangiare né bere e quando veniva colpita con la pentola aveva una fascetta trasparente ai polsi”.

I figli dunque contribuirono ad uccidere la madre quando ormai la donna era priva di forze, martoriata dopo giorni di torture. Il suo corpo fu bruciato.

Sotto accusa ci sono il padre della ragazza, Giovanni Barreca, Sabrina Fina e Massimo Carandente tutti detenuti dall’11 febbraio. La procura di Termini Imerese non gli ha ancora stato notificato l’avviso conclusione indagini.

Barreca ha confessato (nei suoi confronti è in corso una perizia psichiatrica, come richiesto dall’avvocato Giancarlo Barracato), mentre la coppia di amici ha sempre respinto le accuse, sostenendo di essersi recati nella casa solo per pregare.

Gli accertamenti tecnici confermano a presenza dei loro cellulari agganciati alle celle che coprono la villetta degli orrori nei giorni delle torture.

Ed invece, secondo l’accusa, avrebbero guidato le sevizie che portarono alla morte della donna e dei suoi due figli. Dopo che la ragazza contribuì al massacro anche lei avrebbe rischiato di essere uccisa perché ritenevano che fosse indemoniata.

In realtà, e lei lo ha confermato, andò a letto e si addormentò. I carabinieri la trovarono in camera sua.


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