ALTAVILLA MILICIA (PALERMO)- Aveva partecipato al momento di preghiera per le vittime della strage di Altavilla Milicia che ha spalancato l’orrore dello sterminio di una famiglia, con dinamiche ancora da verificare compiutamente. Stamattina, l’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, Don Corrado, come preferisce essere chiamato, ha celebrato la Messa, nella cittadina, e ha fatto sentire la sua paterna carezza: “La mia è una semplice ma sentita presenza. Siamo saliti alla dimora di Dio, in questo tempio, in questo Santuario Diocesano e vogliamo incontrare ancora Dio attraverso Colei che ci ha dato il suo Figlio”.
L’arcivescovo ha poi proseguito dicendo che “per l’avanzare dell’iniquità si raffredda l’amore di molti. Se un essere umano si dimentica che il suo cuore batte nel petto, se si spegne l’amore noi ci disumanizziamo. Ecco perché siamo venuti qui, per chiedere questa grazia: perché non si spenga l’amore nel cuore di molti. Più viviamo lontano da Dio più vediamo cosa può vivere l’esperienza umana: un indurimento del cuore fino alle estreme conseguenze, ovvero fino all’insensibilità, alla predazione, alla violenza e, soprattutto, alla falsità”.
Una comunità ferita
Le parole di Don Corrado hanno un’eco profonda nel cuore di una comunità ferita: “Chiediamo oggi per intercessione della Beata Vergine Maria che ci tenga saldi! La fortezza della fede! In questo luogo chiediamo alla Vergine Maria che custodisca in noi un cuore di figli che amano Dio e i fratelli. Questa è la cosa decisiva in questo tempo: se saliamo al tempio, se ricorriamo alla Madre di Dio, Lei ci consegna sempre la fonte dell’amore e ci assicura che siamo con Dio fino alla misura della croce. L’amore di Dio salva questo mondo al di là dei travagli e delle contraddizioni, in attesa di cieli nuovi e terra nuova”. “Forza, coraggio!”. Ecco l’esortazione finale. “Un grazie particolare – si legge nella nota dell’arcidiocesi – è stato rivolto a don Salvo, ai presbiteri del Santuario e alla cittadinanza tutta con la preghiera di indirizzare questa sua gratitudine” anche al sindaco.
Il grido del sindaco
Da quanto si apprende è stato un intervento non programmato, orientato dalla sensibilità di un Pastore vicino al territorio e alla comunità. Altavilla è precipitata in un incubo, da quando la telefonata ai carabinieri del muratore Giovanni Barreca, che annunciava lo sterminio dei suoi cari, ha dato inizio all’orrore. Oggettivamente, le parole misurate dell’arcivescovo rappresentano anche un invito al rispetto. Il primo marzo scorso, il sindaco, Pino Virga, ha raccontato lo sgomento di tanti, sulla pagina social del Comune: “Non ci sto con riduttive e ingenerose sintesi, ad un comune denominatore, di isolata e raccapricciante follia criminale e religione. Non ci sto con chi accomuna ad Altavilla il fanatismo e le sue torbide declinazioni. Con chi, disconoscendo la nostra integrità, vuol confonderci con sette e conventicole. Altavilla è una Comunità sana. Che coltiva la bellezza. Che crede nell’accoglienza. Non immune, certamente, dai problemi e dalle brutture di questo mondo. Ma è generosa e solidale. E lo ha dimostrato”.