La strage di Altavilla Milicia, l'ora del lutto: "Siamo in ginocchio"

La strage di Altavilla Milicia, il lutto e la preghiera: “Siamo in ginocchio”

Il dolore dopo il massacro

PALERMO- Il pallore dei volti racconta con estrema crudezza quello che le parole hanno cercato, fin qui, di mimare. Il fossato di dolore nell’espressione di Pino Virga, sindaco di Altavilla Milicia, il paese in provincia di Palermo che ha visto legare alla sua toponomastica il nome di una strage efferata, è evidente, come lo sgomento che segna i lineamenti dell’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice. Che è arrivato per deporre la carezza della sua preghiera.

La telefonata, l’orrore, il lutto 

Sono passati giorni dalla telefonata con cui Giovanni Barreca, muratore, ha confessato ai carabinieri la strage della sua famiglia, in un dedalo di complicità e follia. In questo lunedì diciannove febbraio di passione il lutto pare quasi consolatorio, rispetto all’orrore, nella camera ardente allestita in uno dei locali del Comune, il plesso ‘Zucchetto’, dedicato alla memoria di un poliziotto coraggioso, Calogero, assassinato dalla mafia.

Il dolore del sindaco

Pino Virga transita da un taccuino all’altro, da una intervista all’altra. Si vede che è stanco, nelle immagini e nelle foto che consolideranno il repertorio di un confine oltrepassato. E pronuncia frasi che rispecchiano una lancinante sincerità: “La comunità è in ginocchio davvero, le ferite resteranno non potremmo dimenticare questo orrore, dobbiamo guardare avanti e tornare a vivere. Il Comune ovviamente è vicino alla famiglia dal punto di vista emotivo e dal punto di vista materiale. Nelle prossime settimane quando saranno restituite le spoglie di Antonella Salamone organizzeremo un altro momento di condivisione”.

Le parole dell’arcivescovo

“Dobbiamo diffidare da quelli che dicono di essere guaritori o santoni, diffidiamo tutti – ecco Don Corrado, l’arcivescovo -. Ma è anche il segno di una fragilità mentale e la conseguenza forse di un’impostazione che noi occidentali ci siamo dati. Abbiamo rinunciato al vero volto di Dio e altri rischiano di prendere il sopravvento. Oggi dopo tutto questo abbiamo ancora bisogno di Dio”.

L’invito alla preghiera

Poi, un messaggio in una nota ufficiale: “Chiedo che in questi giorni nella nostra Arcidiocesi, specialmente durante l’Eucaristia, si preghi per le vittime della strage di Altavilla Milicia: Antonella, Kevin e Manuel e per i genitori e i parenti di Antonella; per il pentimento e la conversione a Dio dei responsabili di questa assurda atrocità che ancora una volta ci ha posto dinnanzi a vite in macerie, ai cumuli del disagio sociale e delle fragilità umane, terreno fertile per i nuovi seduttori del fanatismo religioso che profanano il Volto e il Nome Santo di Dio, lento all’ira e grande nell’amore. Si elevino preghiere anche per la comunità di Altavilla Milicia fortemente provata e attonita dinnanzi a tanta violenza consumatasi in una casa e in una famiglia della Città”.

Il parroco: “Sottrazione della vita”

“Non possiamo riconoscere in ciò che è accaduto nulla di cristiano. Perché qui non c’è stato il dono della vita… una sottrazione, nelle forme più crudeli – dice il parroco, don Salvo Priola – e perfino inimmaginabili per la fantasia più fervida che ci possa essere tra di noi”. Ancora il sindaco Virga: “Siamo sconvolti e addolorati: questa è Altavilla che piange e prega e soffre per quanto è accaduto”. Ci sono il papà e la mamma di Antonella, madre e moglie, massacrata con i figli. Ci sono le foto delle vittime. Ci sono le testimonianze. Chi conosceva, chi aveva i bambini della stessa scuola, chi non sapeva, chi non avrebbe mai immaginato. Ci sono quei volti dei vivi, accanto ai corpi straziati. Raccontano l’imperscrutabile ferita di un dolore che non morirà mai.

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