Trentanove anni e due giorni dopo, si chiude con la prescrizione uno dei reati più gravi della storia di Cosa Nostra: la strage di viale Lazio, che fece cinque vittime e una dozzina di feriti. Ieri il Gup di Palermo Rachele Monfredi ha dichiarato prescritte le accuse a carico di Gaetano Grado, imputato e collaboratore di giustizia. Proprio il collaboratore, con le sue ammissioni, aveva consentito la riapertura dell’inchiesta, archiviata nel 1972. Ma Grado non è punibile per via del lungo tempo trascorso: anche se la strage è un reato teoricamente imprescrittibile, il giudice ha tenuto conto delle attenuanti speciali per la collaborazione e dell’ulteriore riduzione di pena prevista per il rito abbreviato. In questo modo la pena-base si è abbassata e sono state accolte le richieste del pm Michele Prestipino e del legale del collaboratore di giustizia, l’avvocato Monica Genovese.
Nella strage, compiuta negli uffici del costruttore Moncada in viale Lazio, a Palermo, avvenuta il 10 dicembre del 1969, furono uccisi il boss dell’Acquasanta Michele Cavataio, Francesco Tumminello, Salvatore Bevilacqua e Giovanni Domé, custode degli uffici. La sua famiglia era parte civile, con l’assistenza dell’avvocato Francesco Crescimanno. La quinta vittima fu Calogero Bagarella, fratello del killer corleonese Leoluca.