PALERMO – Il banco è saltato. Con l’addio di Sammartino e Sudano a Italia Viva di Renzi e il loro approdo alla Lega, non si assiste, come molti pensano, a un banale cambio di casacca e la notizia, per chi mastica bene la politica, non può essere letta, semplicisticamente, in un quadro di provincialissima scelta.
La mossa, infatti, quella dei due parlamentari, per chi non l’avesse ancora capito, è degna strategia di un giaguaro, tipica del felino che ha già scelto la sua preda, ma che ama cacciare in silenzio, basso e paziente, nascosto dentro una fitta vegetazione.
Panorama politico
E i due “giaguari” studiavano da tempo il loro terreno di caccia, senza tavoli, senza paccheri o spigole, osservando, da perfetti felini, lo scenario nazionale, la sua evoluzione e con l’obiettivo, al momento giusto, di entrare in scena per cambiare totalmente la geografia della politica regionale in Sicilia.
Insomma, possiamo azzardare oggi che il “banco” è saltato. E non solo in area di centrodestra dove ogni formazione locale stava già facendo i conti a tavolino. I due parlamentari, in un colpo solo e d’accordo con il leader ex sovranista, ex antieuropeista, ex padano incallito, hanno spiazzato tutti. E adesso sono in molti a preoccuparsi. Anche quelli più vicini. I due ex renziani, dal podio leghista, scuoteranno da oggi in poi, come una forte scossa tellurica, tutti coloro che localmente avevano in testa un quadro ben meno ambizioso.
Il quadro politico
Ma delineiamo il quadro, cosa succederà in pratica? Innanzitutto, il centrosinistra andrà a restringersi. Perché se è vero che il Pd resterà saldo alleato dei 5Stelle di Conte, è anche vero che perde -anche se ufficialmente Italia Viva di Renzi resta- l’area centrista ex democristiana. Dall’altro lato, a destra, la guida passa a Salvini e Meloni i quali, forti delle loro percentuali, stanno già mettendo in pratica ciò che, elettoralmente, è la migliore delle tattiche.
Da una parte la leader di Fratelli d’Italia, che non si sposterà da dove si trova, aggregando sempre di più coloro che non amano le annessioni e si stringono forte al petto la loro storia d’appartenenza, dall’altra Salvini che diverrà, ormai pare chiaro, il leader di un “partito unico” del centro-destra, una sorta di Pdl di berlusconiana memoria. Lui, a capo di una coalizione che mette dentro tutte le anime e tutte le sigle dell’area di riferimento per tirare la volata delle regionali del 2022 ma, molto più lungimirante, per arrivare alle politiche del 2023 con una forza consolidata, testata in campo, compatta.
E Nello?
E che ne sarà a breve, del candidato presidente Nello Musumeci? In politica si sa, niente è da escludersi, ma basta guardare alle scelte più recenti di questo “partito unico” per capire che, se il candidato in Calabria è espressione della Meloni, difficilmente in Sicilia ci sarà spazio per un uomo di quel tipo di destra. Forza Italia o Lega docet. Nessuno, però, sottovaluti Nello: la storia insegna.