“Ho sofferto e soffro ancora maledettamente. Più che la felicità, oggi, cerco un po’ di pace”. Rosario Crocetta un po’ di quella pace la sta cercando in Tunisia “ma non mi sono trasferito lì: le tasse le pago in Italia. Semplicemente vivo tra Tusa e il Nordafrica”. La politica oggi è lontana: “Sto fuori perché sono coinvolto nelle inchieste: qualcun altro non lo farebbe”.
Cominciamo da lì. Magari dall’inchiesta sul cosiddetto “sistema Montante”. Qual è l’aspetto che più l’amareggia?
“Sostanzialmente uno: io sono innocente. Se un ladro ruba, si aspetta di subire le conseguenze. Ma io non ho fatto nulla. Non posso entrare ovviamente nel merito delle indagini, e ovviamente la mia disponibilità nei confronti della magistratura è totale. E non solo per questo caso”.
Si riferisce alle altre vicende giudiziarie che la riguardano?
“Sì, mi riferisco però anche all’orrore che ho vissuto e che ho subito”.
Che vuole dire?
“Penso a quello che mi è successo in pochi anni: a cominciare dall’intercettazione falsa su Lucia Borsellino. Ma non solo. Penso all’inchiesta su Morace: sono accusato di avere preso una tangente da cinquemila euro dopo avere tagliato milioni di euro di appalti allo stesso imprenditore. E del resto, sarei l’unico coglione della storia a ricevere una tangente tramite un bonifico: non a me, tra l’altro, ma alla mia associazione. Poi, ovviamente, in quella inchiesta hanno provato a colpirmi anche sul piano personale…”
La presunta love story con un albergatore delle Eolie…
“…sì, figuriamoci. Invece di potenziare i collegamenti con Filicudi, sembrava che io gli volessi regalare un traghetto…”.
Insieme a queste, intanto, è arrivata anche una stangata dalla Corte dei conti per il processo Spartacus: le chiedono di risarcire oltre 700 mila euro.
“Noi come giunta apprezzammo un progetto. Ma poi se i controlli non sono stati fatti, la colpa è del presidente della Regione? Doveva andare il presidente della Regione a fare i controlli?”
Si tratta di una richiesta economicamente molto pesante. Lei come vive oggi?
“Vivo con la mia pensione dignitosa di lavoratore alla quale aggiungo 1.350 euro in tutto che arrivano dai vitalizi di europarlamentare e deputato regionale. Anche per questo ho preso quella casa in Tunisia…”.
La casa in Tunisia nella quale, come scrive La Sicilia, lei si sarebbe trasferito.
“Lo sa perché ho preso casa lì? Tempo fa sono andato in Tunisia a fare le vacanze, come faccio da una vita, e ho speso oltre duemila euro. Ora non posso più permettermelo. Così ho deciso di prendere in affitto un appartamento: pago 120 euro al mese e vado quando voglio. Vivo un po’ a Tusa, un po’ in questa città, Mahdia, dove in realtà vado dal 1982, da quando ero ragazzo. E continuo a pagare le tasse in Italia: la mia residenza fiscale è sempre in Italia. E non lascerò mai la Sicilia”.
Insomma, un’altra vita davvero. Stava meglio prima o adesso?
“Guardi, diciamo che oggi sto un po’ meglio rispetto agli ultimi mesi. Sono rimasto però sconvolto dai fatti giudiziari a cui si è accennato. Anche per questo motivo ho deciso di restare fuori dalla politica”.
Cioè?
“Sono un uomo sotto inchiesta. Non potrei fare politica portando un peso del genere. Altri riescono tranquillamente a farlo, io no. Quello che sto attraversando lo vivo come un martirio. Ho passato notti insonni e provato grandi sofferenze. Ora sto provando a trovare un equilibrio esistenziale. Non cerco la felicità, cerco almeno un po’ di pace però”.
Ma anche adesso osserverà la politica, la Regione. Il suo successore, ad esempio. Nello Musumeci è finito all’ultimo posto della classifica dei governatori d’Italia. Se lo aspettava?
“Sì me lo aspettavo. Anche io ero ultimo in qualche occasione, ma avevo sempre il mio 30 per cento con cui fui eletto. Lui ha perso oltre sette punti in un anno e mezzo. Ma non sono la persona adatta per giudicare il suo operato, ho molto rispetto”.
Ma un’idea, da ex governatore, se la sarà fatta.
“Diciamo che non ho condiviso alcune sue scelte politiche, come quella di andare a Pontida, ad esempio. Oppure quando mi attaccò dopo una visita a Castelvetrano nel corso della quale io dissi che c’erano mafiosi in Consiglio comunale, o ancora non ho condiviso la sua posizione sui Comuni sciolti per mafia: io credo infatti che anzi la legge dovrebbe essere ancora più severa. E poi, non condivido alcune sue prese di posizione…”.
… quali?
“Innanzitutto quella di ostinarsi a non cercare una maggioranza all’Ars. Nemmeno io l’avevo, ma c’ho provato almeno. E poi, la scelta di annunciare che non si ricandiderà: è un errore. Così non lo faranno più governare. Io non l’ho mai detto, anche quando non ne potevo più: se lo dici, gli altri iniziano già a guardare verso un possibile successore. Così si perde l’autorità e la solidità”.
Musumeci e il suo governo, però, quando devono spiegare le difficoltà di questa prima parte della legislatura, fanno riferimento anche alla pesante eredità lasciata dai suoi governi.
“E rispondo che se loro avessero invece trovato l’eredità che ho trovato io sarebbero scappati di corsa. Io allora non mi dimisi solo per senso di responsabilità: la Sicilia che trovai io era sull’orlo del default. E noi cancellammo la tabella h e risanammo la Sanità. Loro invece hanno fatto un bilancio non accettando quanto ha imposto la Corte dei conti, solo per aumentare la spesa. E a proposito dell’ultimo bilancio…”.
… dica pure.
“… tanti soldi si libereranno solo sulla base di un accordo che non esiste”.
Anche voi spesso ‘congelaste’ le somme in Finanziaria.
“Ma noi prima trovavamo l’accordo. Quando noi facevamo la manovra, mancava solo la ratifica. Qua il governo Musumeci l’accordo non ce l’ha proprio”.
Non vorrà dire che danni non ne avete lasciati? Prenda le Province: rifarebbe quella riforma, alla luce del disastro in cui versano oggi gli enti?
“Se avessero attuato quella riforma, non ci sarebbe stato nessun disastro. Invece l’Ars ha impedito che entrasse a regime perché i deputati, compresi quelli del centrodestra che trovarono l’appoggio di altri di centrosinistra, volevano per forza l’elezione diretta. Per questo ci troviamo a questo punto”.
Voltiamo pagina. Dalla Regione al “suo” Pd. Come la vede, dopo il cambio alla guida del partito?
“Zingaretti è un uomo e un politico serio, capace e perbene. Credo che la sua elezione sia una occasione di rilancio”.
Che ne pensa allora della lista del Pd per le Europee?
“Io delle elezioni non parlo. E mi asterrò dalla campagna elettorale. Chi era con me, deciderà per conto proprio. Mi auguro soltanto che il Pd abbia un successo e si riprenda davvero”.
Oggi quelli che erano orgogliosamente ‘renziani’ dicono: “Non ha senso parlare di correnti”. Che ne pensa?
“Mi sembra ovvio: ora che hanno perso, le correnti non esistono più. Ma la corrente renziana, quando governavo, si faceva sentire, eccome. Credo che molti dei miei guai derivino da quella. Ho subito, da parte dei renziani, per anni, una flagellazione. Mi misero il cappio al collo, anche nei rapporti col governo centrale. Non mi dimisi perché i siciliani mi avevano scelto, e ho deciso di andare fino in fondo. Per poi andarmene in punta di piedi. Nessuno potrà dire che i miei toni di oggi siano inaccettabili, sia nei confronti di Renzi sia del mio successore alla Regione”.
Dal giorno del suo addio è più tornato alla Regione?
“No, mai. Qualche volta solo all’Ars per motivi burocratici. Non ho mai chiesto nulla, alle tante persone che conosco e lavorano ancora alla Regione”.
Adesso come vive? Cosa fa durante il giorno?
“Faccio tante cose. Credo di avere letto ormai quasi tutti i libri di Camilleri. Poi studio l’arabo e la politica. Mi piacerebbe cominciare a scrivere, a raccontare questa mia nuova vita, la Tunisia. Poi non ho interrotto il mio impegno nel sociale. E prego, prego spesso perché sono religioso. Mi curo di più. Posso permettermi il lusso di fare fisioterapia per la schiena, la mia cervicale. Sono anche dimagrito, faccio lunghe passeggiate. Per il resto, questa chiacchierata è uno strappo al silenzio che mi sono imposto. Del resto, ho parlato più di me che degli altri. E adesso anche io ho diritto a un po’ di pace”.