Non sappiamo bene il come e il quando, sperando di essere smentiti, ma abbiamo l’impressione che non sarà facile l’ascesa di Mario Monti alla Presidenza del Consiglio, con la contemporanea presa di responsabilità condivisa che il momento richiede. C’è ancora troppa vecchia politica in giro. Di Pietro ha detto no, rivestendo la caccia dei suoi interessi particolari di ragioni teoriche che appaiono pretestuose. La Lega fa la Lega. Pur essendo ormai integrata nel detestato meccanismo romano della spartizione di poltrone e potere, quando le conviene riscopre un offuscato spirito barbaro e valligiano. Il Pdl oscilla sulla soglia di un incertissimo “nì”. E i colpi di scena potrebbero non mancare.
Ci pare che una volta di più i privilegiati del Palazzo – a parte Casini e qualche altro, col merito di posizioni moderate – siano pericolosamente in ritardo sul sentiero della realtà e del senso comune della popolazione. L’economia chiede stabilità e coraggio. In giro per il Paese si è diffusa la convinzione dell’ineluttabilità di sacrifici e rinunce. Eppure, si continua a brigare per qualche spicciolo di presunto consenso in più.