PALERMO – Giuseppe Caserta non avrebbe perso tempo. Scarcerato il 31 maggio 2021 sarebbe subito tornato in pista. Il primo giorno di giugno era già operativo. La sua parentesi di libertà è durata poco visto che fa parte dell’elenco degli arrestati del blitz con cui carabinieri e poliziotti hanno colpito il mandamento mafioso di Brancaccio.
La Corte di appello di Palermo aveva dichiarato nullo il decreto che dispose o il giudizio e ordinò l’immediata scarcerazione degli imputati per decorrenza dei termini di custodia cautelare. Tra gli scarcerati c’era proprio Caserta, che in primo grado è stato condannato a 18 anni.
Caserta, che a Brancaccio tutti chiamano “il testone”, all’indomani era di nuovo in campo. Durante la detenzione il clan si era occupato delle esigenze economiche, sue e dei suoi familiari. Il primo giorno di giugno era già presente a un summit con Filippo Marcello Tutino e Girolamo Celesia, nella pescheria di quest’ulitmo in via Conte Federico, tenuta sotto osservazione dagli investigatori coordinati dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca e dai sostituti Francesca Mazzocco e Bruno Brucoli.
Certo le cose erano cambiate e, così diceva Tutino, Caserta quando “è uscito e si è allineato” e si “mi ha detto a me, dice: ‘Io per te a disposizione per tutte cose, per gli altri non lo so’, va bene, ‘tu per ora statti bello quieto’, ma vedi che al Caserta la spesa gli abbiamo fatto, hai capito? Ma non è che gliel’ho fatta solo io?”. Si era dovuto adeguare, perché “non è il sistema che ha lasciato lui”.