PALERMO – La beffa per gli ex dipendenti di Sviluppo Italia Sicilia arriva con un parere dell’avvocatura dello Stato. Parere in base al quale i 70 ex dipendenti della partecipata regionale chiusa dal governo sono stati estromessi dall’albo in cui erano confluiti per essere riassorbiti dalla partecipata Sas. E subito è scattata la diffida alla Regione, preludio di un ricorso al Tar.
A maggio per loro – sono una settantina – sembrava fosse fatta. C’erano state anche un paio di convocazioni del governo, incontri con l’assessore Alessandro Baccei prima e con Mariella Lo Bello poi. Invece, a settembre è arrivata la novità. Comunicata in un incontro alla presidenza della Regione. Sviluppo Italia è fuori dal percorso di riassorbimento del personale. I suoi dipendenti, licenziati nei mesi scorsi, non saranno arruolati per fare l’assistenza tecnica nei dipartimenti regionali. Questo perché la norma del 2014 a cui la Regione faceva riferimento parla di dipendenti “attualmente in servizio” nelle società “in liquidazione”, ma nel 2014, quando fu fatta la legge, la società partecipata della Regione non era ancora in liquidazione.
Una nota di Cgil, Fabi e Uilca ricostruisce la vicenda, attribuendo al governo l’intento “di esternalizzare alcuni servizi svolti da alcune di queste società in house, in particolare l’Assistenza Tecnica, affidandoli alle grosse società presenti sul mercato dal Formez a Invitalia a Ernst & Young e così via, trasferendo il lavoro svolto dalle partecipate regionali a società romane, quasi non ci fosse in Sicilia il problema della disoccupazione”. Il comunicato ricorda la creazione da parte dell’Ars del così detto Albo Unico, un contenitore in cui collocare i lavoratori licenziati e dal quale le società rimaste in vita avrebbero dovuto attingere per le loro esigenze di personale. “L’ultimo incontro – si legge nella nota – sindacale si è svolto alla Presidenza della Regione, convocato dalla vice Presidente Lo Bello che lo scorso 25 settembre ha incontrato le organizzazioni Sindacali insieme alla dirigente dell’Ufficio Speciale per la chiusura delle Liquidazioni Terranova, al vice capo di gabinetto dell’Assessorato all’Economia Li Brizzi, all’Amministratore Unico della SAS Tufano. Durante l’incontro si è appreso che l’Ufficio Liquidazioni avrebbe incredibilmente proceduto in tempi brevi alla pubblicazione di una nuova versione dell’Albo Unico che escluderebbe tutti i 75 lavoratori di Sviluppo Italia Sicilia nonché quelli di Sicilia Ricerche, sulla scorta di un parere dell’Avvocatura di Stato che darebbe una singolare lettura della legge istitutiva dell’Albo (art. 21 L.R. 21/2014), vanificando del tutto l’intento del legislatore e stravolgendo di fatto l’iter per la ricollocazione dei lavoratori dell’Albo che aveva superato il vaglio della Corte dei Conti e del Consiglio dei Ministri. Tutto questo appare intollerabile”.
“Alla luce di queste considerazioni – si legge nel comunicato sindacale – questi sindacati chiedono al Governo di procedere con sollecitudine secondo il volere del legislatore, all’immediata assunzione in SAS di tutti i lavoratori dell’Albo. Dietro l’inefficienza che ha portato questo Governo a oltre 3 anni di grave e colpevole ritardo sulla vicenda del ricollocamento di questi lavoratori, appare del tutto evidente come si possa celare l’intento di utilizzare i prevedibili ricorsi dei lavoratori esclusi per bloccare tutto, così come del resto si era capito dal comportamento dell’Amministratore della Sas che dal 2014 a oggi non ha compiuto un solo atto concludente di sua competenza per accogliere i lavoratori in questione”. La diffida è già partita con una lettera di uno studio legale palermitano, che per conoscenza ha scritto anche alla procura della Corte dei Conti e al prefetto.
La nota della Fisascat Cisl
“Massimo sostegno a tutti i dipendenti delle ex partecipate regionali liquidate o in liquidazione”. Con queste parole Mimma Calabrò, segretario generale Fisascat Cisl sicilia, intende ribadire l’impegno a tutela dei lavoratori che da troppo attendono l’applicazione della normativa che prevede la loro reimmissione in sevizio. “Necessita comunque avviare la macchina – continua la sindacalista – riteniamo indifferibile la positiva risoluzione della vertenza. Poiché ci sono le norme, le risorse economiche e i servizi da espletare, non si può e non si deve più perdere tempo. I lavoratori rivendicano a gran voce il lavoro che gli spetta”.