“Cambiate le regole in corsa” | Ex Tabella H, condannato il governo - Live Sicilia

“Cambiate le regole in corsa” | Ex Tabella H, condannato il governo

La giunta aveva deciso di escludere alcuni enti dopo aver modificato i requisiti di un bando da 10 milioni. Arriva la condanna dal Tar.

L'ultimo pasticcio
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PALERMO – La giunta di Crocetta ha cambiato le regole in corsa, tagliando fuori senza un valido motivo alcune Onlus dagli stanziamenti per la ex Tabella H. E adesso, l’esito di quel bando da 10 milioni è tutto da riscrivere.

Il Tar infatti ha accolto il ricorso di una decina di associazioni che avevano partecipato all’Avviso pubblico per la concessione di contributi agli enti che si occupano di servizi nei confronti dei più deboli. Era, quello, uno dei bandi frutto della cancellazione (più formale che sostanziale) della famigerata “Tabella H”, ossia l’elenco stilato ogni anno dall’Ars con i soggetti destinatari di finanziamenti regionali.

La Regione due anni fa ha deciso di cambiare, addio all’elenco (che si è ristretto, in realtà) e via libera ai bandi, pubblicati con un avviso del Segretario generale Patrizia Monterosso. In particolare, quello riguardante le Onlus metteva a disposizione degli enti 10 milioni di euro. Così, il dipartimento della Famiglia,come previsto dall’Avviso, ha portato avanti la propria istruttoria, ha stilato la graduatoria e ha previsto i contributi per singola associazione, sulla base dell’esame di una commissione nominata ad hoc.

Il governo Crocetta, però, poco dopo si è accorto che “i soldi non sono sufficienti” per coprire tutti quei finanziamenti. Così, ha proposto inizialmente una riduzione proporzionale a ogni contributo. Fin qui, tutto fila liscio. È il 17 dicembre del 2014. Dodici giorni dopo, però, il governo Crocetta ci ripensa, e decide di cambiare le carte in tavola. E lo fa con una delibera di giunta a ridosso di capodanno, con la quale specificava che “la proporzionalità della riduzione del contributo andava rapportata alla spesa storica dell’anno 2013”. Che significa?

In pratica, la Regione, dopo aver pubblicato un bando, aver fatto lavorare gli assessorati, aver individuato le associazioni idonee, assegnato punteggi e contributi, decideva che la rimodulazione del finanziamento andava fatta sulla base dei contributi “storici”: quelli al 2013. Tagliando così fuori tutte le associazioni per le quali non esisteva già una norma regionale che ne sancisse il diritto al contributo. E così, proprio il 31 dicembre del 2014, il dirigente del dipartimento regionale della famiglia e delle politiche sociali Antonella Bullara ha ripartito le somme assegnate esclusivamente tra gli enti già destinatari di precedenti espresse norme regionali, tra i quali non rientravano i ricorrenti. Una decina circa di enti, quelli che hanno fatto ricorso. Almeno il doppio quelli tagliati fuori dalla scelta del governo di cambiare le regole del gioco, a partita in corso.

E così, ecco sfumare finanziamenti che vanno da poche decine di migliaia di euro a quasi 1,2 milioni. Soldi che sono stati in parte destinati agli enti “storici”. Una decisione che avrebbe messo in ginocchio associazioni che si occupano, tra le altre cose, dell’assistenza ai più deboli, di integrazione, della cura dei disabili. Una decisione illegittima, però, secondo il Tar. “Il criterio della spesa storica del 2013 – scrivono i giudici amministrativi – non era previsto nell’avviso pubblico ed è stato introdotto dopo che tutte le istanze erano state istruite e che la stessa giunta aveva optato per una riduzione proporzionale dei contributi teoricamente spettanti a tutti soggetti inclusi negli elenchi. Trattasi – si legge sempre nella sentenza – di una modifica illegittima, la quale ha, peraltro, comportato l’immotivata cristallizzazione delle posizioni acquisite con conseguente chiusura dell’accesso ai contributi da parte di altri soggetti, nonché la violazione del legittimo affidamento risposto nel loro conseguimento”. E così, quella graduatoria è tutta da rifare. Il Tar ha messo nero su bianco solo l’ultimo pasticcio del governo Crocetta. Che costerà ai siciliani anche tremila euro di spese legali.


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