PALERMO – La legge è sempre quella. È semplice, e permetterebbe di risparmiare 48 milioni all’anno con un tratto di penna su 1.482 poltrone. Ma la norma che prevede l’adeguamento della Sicilia al resto d’Italia, con la riduzione del numero di assessori e consiglieri nei Comuni e con una sforbiciata sui gettoni, prima stralciata dalla Finanziaria e poi affossata con il ddl sulle Province, è stata di nuovo bloccata – fra le proteste dei grillini – in commissione Affari istituzionali, dove è approdata sotto forma di proposta autonoma: le resistenze arrivano da Articolo 4, che ha presentato un emendamento a firma di Valeria Sudano, Paolo Ruggirello, Alice Anselmo, Raffaele Nicotra e Luca Sammartino, ma si estendono ad ampi settori della maggioranza, se si pensa che la proposta è stata firmata anche dai democrat Concetta Raia, Mario Alloro, Gianfranco Vullo, Fabrizio Ferrandelli e Giuseppe Laccoto e dal crocettiano Giovanni Di Giacinto.
Il risultato è che ieri la seduta della commissione è stata sospesa. La discussione è stata rinviata alla settimana prossima, quando si ricomincerà proprio dall’emendamento di Articolo 4. Che, nelle intenzioni dichiarate dai deputati che l’hanno proposto, punta a recepire la norma nazionale migliorandola, ma che nei fatti propone la soppressione del primo comma dell’articolo 1 della legge, di fatto affondandola un’altra volta. Come del resto è già successo in due occasioni. Con un primo risultato tangibile: la mancata applicazione ai Comuni al voto fra qualche settimana. Un primo risultato per la mini-casta.
Un emendamento di Articolo 4, firmato anche da diversi deputati di Pd e Megafono, frena la norma. Il risparmio sarebbe di 48 milioni all'anno.
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