PALERMO – L’Ars dice sì al taglio delle indennità di consiglieri comunali, sindaci e assessori. Ma la riforma entrerà in vigore soltanto a partire dal prossimo rinnovo elettorale. Un rinvio figlio di un emendamento presentato da tre deputati del Pd, Rinaldi, Sudano e Alloro, e dall’Ncd Vincenzo Vinciullo. La modifica rispetto al testo che ha visto la luce in commissione è passata con il voto segreto. Per l’approvazione definitiva del testo bisognerà attendere almeno fino a martedì.
Sala d’Ercole ha poi approvato il secondo articolo della riforma, relativo alle indennità di ufficio e ai gettoni di presenza, che saranno allineate al resto dei comuni italiani. I gettoni di presenza dei consiglieri comunali non potranno superare il 25 per cento dell’indennità riconosciuta al primo cittadino. Respinto per tre voti un emendamento del M5S, che aveva trovato il parere favorevole del governo ma non della commissione, che fissava a uno il tetto massimo di gettoni di presenza giornalieri, anche in caso di partecipazione a più di una seduta dei relativi organi consiliari. “Sarebbe stato un forte deterrente contro il fenomeno ‘gettonopoli’”, hanno spiegato i deputati del M5S. “Un falso problema – ha replicato Antonello Cracolici, presidente della prima commissione -, dal momento che il numero di sedute necessarie per arrivare al tetto del 25% va da 32 a 34 al mese”.
Acceso il dibattito in aula sui permessi per i componenti delle commissioni consiliari. Per la partecipazione alle sedute non ci si potrà assentare dal posto di lavoro, se non per il tempo strettamente necessario, fissato dalla riforma in un’ora prima e un’ora dopo lo svolgimento delle assemblee. Respinto l’emendamento presentato da pezzi di maggioranza e opposizione per il mantenimento della precedente norma, che consentiva di assentarsi per l’intera giornata. Novità anche per quanto riguarda i rimborsi ai datori di lavoro, che saranno corrisposti dall’amministrazione nel limite massimo di un terzo dell’indennità spettante al sindaco. Unica eccezione, gli amministratori dei comuni con meno di 10mila abitanti, per i quali il limite è stato alzato al 50 per cento.
Anche in questo caso le novità entreranno in vigore al prossimo giro elettorale. Un timing che ha provocato la reazione del Movimento 5 stelle, secondo cui il rinvio non è altro che un modo per “non intaccare le tasche dei potenziali elettori dei deputati. I consigli comunali – è il pensiero dei grillini – sono un enorme bacino elettorale per l’Ars. Guai a metterseli contro”, ironizzano.