Tangenti all'Inail di Palermo, condannato l'ex vice direttore

Tangenti all’Inail, due condanne e tante prescrizioni

Cadono le accuse per gli imprenditori che pagavano per avere il Durc positivo

PALERMO – Alla fine i condannati sono solo due, per gli altri imputati arrivano assoluzioni e prescrizioni. Si conclude così il processo di primo grado che, secondo l’accusa, ruotava attorno a un vorticoso giro di denaro e favori. 

Una serie di imprenditori avrebbero pagato tangenti a Giuseppe La Mantia, ex vice direttore dell’Inail di Palermo e direttore dell’ufficio di Termini Imerese. Mazzette per ottenere il Durc, documento che attesta la regolarità contributiva delle aziende, senza il quale le stesse non avrebbero avuto diritto a partecipare ad appalti pubblici. Le richieste sarebbero passate in larga parte da Giuseppe Damiata, condannato a sei anni e mezzo, ex consulente del lavoro, sospeso e cancellato prima che finisse sotto inchiesta.

L’inchiesta dei finanzieri del Gico del Nucleo di polizia economico-finanziaria nel 2017 sfociò nel sequestro di una grossa somma di denaro a La Mantia. Quest’ultimo in cambio dei favori avrebbe ottenuto una lunga lista di “dazioni”. Si andava dall’utilizzo di una Fiat Panda a quello di una lussuosa Jaguar S-Type (formalmente acquistata dalla cooperativa di T&F di Giuseppe Damiata); dai soldi in contanti – “una quantità indefinita di banconote arrotolate” nell’ufficio Inail di via Michele Titone ai bonifici sui conti correnti di La Mantia, della moglie e di un altra donna.

Giuseppe La Mantia è stato condannato a 3 anni e sei mesi (è stato assolto da alcuni capi di imputazione) stessa pena per Giuseppe Damiata.

Prescrizione per Carmelo Scaglione (Ecolpower), Francesco Baccarella (ex direttore della sede palermitana di Riscossione Sicilia, è stato anche assolto dalla più grave ipotesi di corruzione), Carmelo Spitale (Spitale Costruzione srl) prescrizione, Paolo Ciravolo (Immobiliare 3C), Giuseppe Lo Cascio (dipendente Serit), Francesco Naccari (portiere dell’Inail di via Michele Titone, avrebbe timbrato il badge al posto di di La Mantia), Gaetano Mendola (dipendente Inps indagato per abuso d’ufficio), Rosario Agnello (dipendenti Inail avrebbero cercato di fare sparire alcuni documenti mentre erano in corso le perquisizioni della finanza).

Gli assolti sono Anna Mangano (cooperativa Mada, difesa dall’avvocato Rosa Maria Salemi), Salvatore Oneto (cooperativa T&F, era difeso dagli avvocati Filippo Gallina e Carmelo Ferrara). Rosario Oliveri (dipendente Inail, avvocato Francesco Messina), ed Ester Romano (dipendenti Inps, avvocato Roberto Mangano), Massimo Collesano (dirigente Amia, difeso dall’avvocato Antonio Gattuso, era imputato per abuso d’ufficio perché avrebbe omesso di chiedere informazioni sulla Ecolpower a Equitalia), Antonio Prestigiacomo (dipendente Inail, avvocato Salvatore Sansone e Mattia Fucarino).

Il tribunale presieduto da Fabrizio La Cascia ha condannato La Mantia e Damiata a risarcire l’Inail che si era costituita parte civile.

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