"Mazzette" ai Beni culturali | Un'inchiesta e la Regione trema - Live Sicilia

“Mazzette” ai Beni culturali | Un’inchiesta e la Regione trema

Il dipartimento Beni culturali

Nei mesi scorsi i finanzieri hanno perquisito la casa di Antonio Fabbrizio, legale rappresentante della Rps Consulting, e le sedi di due società. Secondo la Procura di Palermo, sarebbe stata turbata la gara per assegnare i finanziamenti del Por assegnati dall'assessorato regionale ai Beni culturali. La replica: "Nessun illecito, chiariremo tutto".

PALERMO – Il lavoro dei finanzieri del Nucleo tutela spesa pubblica e della Polizia tributaria va avanti da mesi. Nel mirino degli investigatori sono finiti i finanziamenti assegnati dall’assessorato regionale ai Beni culturali nell’ambito del Por, il Piano operativo regionale 2000-2006, in favore del “Consorzio Sistema Servizi e Musei” e del Consorzio Cult.

Il 10 ottobre 2013 i pubblici ministeri Alessandro Picchi e Daniela Varone hanno spedito ad Antonio Fabbrizio, personaggio dai molteplici interessi in una miriade di società, l’avviso di conclusione delle indagini che due giorni fa è sfociato nel rinvio a giudizio. L’accusa da cui il legale rappresentante della Rps Consulting deve difendersi è truffa ai danni dello Stato e dell’Unione europea: avrebbe ottenuto un finanziamento di 5 milioni di euro – uno già incassato – dal ministero dello Sviluppo economico. I soldi dovevano servire per costruire un impianto per la produzione di biocombustibili. Il 15 ottobre, però, un altro pubblico ministero, Luca Battinieri, ha disposto una perquisizione e mandato un avviso di garanzia a Fabbrizio, stavolta per corruzione.

Partiamo dalla prima indagine. Oltre alla Rps Consulting, anche le università di Palermo e Catania erano coinvolte nel progetto che aveva ottenuto il via libera dal ministero. Il progetto per l’impianto di biocombustibili inizialmente era di proprietà della Sicarb srl di Priolo Gargallo che aveva anche il compito di dirigerlo. Solo che, forse per via di un’altra indagine per truffa, la Sicarb aveva rinunciato. Gli altri enti rimasti in ballo si erano allora impegnati ad andare avanti e la Rps si era addirittura candidata a prendere in consegna la direzione. E così il ministero ha erogato il primo milione di euro. I finanzieri hanno scoperto una serie di presunte irregolarità commesse da Fabbrizio. Innanzitutto avrebbe dichiarato al ministero di avere acquisito dalla Sicarb il management necessario per il progetto con un contratto di affitto che non è mai stato stipulato. Poi, Fabbrizio avrebbe dichiarato di avvalersi di tre professionisti di cui ha inviato i curricula a Roma, salvo voi scoprire che gli stessi professionisti hanno disconosciuto le firme apposte sui documenti. Quindi avrebbe attestato falsamente di avere provveduto ad un aumento di capitale da 500 mila a 5 milioni di euro.

E così nel febbraio 2010 la Rps Consulting ha incassato l’anticipo da un milione di euro presentando una polizza di fidejussione stipulata, spiegano ancora gli investigatori, con la società maltese European Insurance Group Limited i cui responsabili, qualche mese dopo, sono stati arrestati nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Napoli. Fabbrizio, dai dati acquisiti dai finanzieri sulla base dell’informativa del gennaio 2013, è risultato già coinvolto in un’indagine, tra Napoli e Ponte Chiasso, per alcune presunte truffe. Le fiamme gialle palermitane hanno spulciato il conto corrente su cui è stato versato l’acconto di un milione. I soldi sarebbero stati utilizzati esclusivamente per pagare il personale, le imposte e alcuni fornitori. C’è pure qualche ombra. Ad esempio quella legata ad uno storno da 220 mila euro su cui si sta ancora indagando. Secondo la finanza, però, è certo che i soldi non sono stati spesi nel progetto per cui erano stati finanziati. Inoltre il conto corrente è stato azzerato ed estinto dopo l’emissione di alcuni assegni circolari per 66 mila euro la cui destinazione è tutta da chiarire. Che fine hanno fatto i soldi, visto che la Rps non li avrebbe rendicontati al ministero?

Passiamo alla seconda indagine, che potrebbe provocare un terremoto all’assessorato ai Beni culturali. Il 24 ottobre scorso i finanzieri hanno perquisito la casa di Fabbrizio e le sedi delle società Eureka in via Quarto dei Mille; Consorzio Cult, Consorzio Sistema Servizi Musei (oggi entrambi in liquidazione) e Promomed che hanno sede legale tutte e tre nello studio di un commercialista palermitano. L’Eureka, scrivono i pubblici ministeri, formalmente amministrata da un’altra persona, presente nel corso della perquisizione, sarebbe gestita “di fatto ancora dall’indagato nonostante l’avvenuta cessione”. Nel decreto di perquisizione si profilava una ipotesi pesante: con il pagamento di mazzette a pubblici funzionari sarebbe stata turbata la gara per assegnare i finanziamenti del Por. Per i progetti in questione, scrivono ancora gli investigatori, non sono mai state espletate le attività previste. Sul punto c’è da dire che si è aperto un contenzioso fra il Consorzio Cult, il Consorzio Sistema Servizi e Musei e l’assessorato. I consorzi hanno ottenuto circa settecentomila euro dalla Regione attraverso un decreto ingiuntivo. Sarebbe stata l’amministrazione regionale a non rispettare le scadenze e gli accordi e dunque a non fare partire il progetto. L’ipotesi sostenuta, che si è concretizzata nel decreto ingiuntivo, è che i due Consorzi abbiano fatto la loro parte spendendo di tasca propria gran parte dei soldi previsti per il progetto mai andato in porto per colpa della Regione. Non solo, i due Consorzi hanno pure citato in giudizio l’assessorato pure per i danni provocati per il progetto mai partito.

La citazione è del luglio dell’anno scorso e si attende ancora la decisione del giudice. Il progetto in questione è quello denominato “Sistema Itinerario Torri e Castelli” che coinvolgeva i comuni di Terrasini, Isola delle Femmine, Capaci, Cinisi, Balestrate, Trappeto, Borgetto, Partinico, Torretta, Giardinello, Montelepre e Carini. Le convenzioni furono approvate il 22 gennaio 2008 con le firme dell’allora dirigente generale dei Beni culturali, Romeo Palma, Esterina Bonafede (ex assessore e allora legale rappresentante del Consorzio Cult) e Rolando Orlando (per il Consorzio Servizio Palermo Musei). Successivamente a prendere le redini dei Consorzi sarebbe stato Antonio Fabbrizio. In che modo è tutto da scoprire. Così come da scoprire resta la faccenda della turbativa d’asta. I primi ad attendere “con serenità” di conoscere l’esito delle indagini sono i legali di Fabbrizio. Convinti che, come spiega l’avvocato Nino Caleca, “ogni cosa sarà chiarita”.

 


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