Teatro Stabile, botta e risposta tra sindacati e vertici dell'ente - Live Sicilia

Teatro Stabile, botta e risposta tra sindacati e vertici dell’ente

La Cgil punta il dito sulle scelte artistiche, la Uil su finanza e contratti. Il presidente Saggio replica.

CATANIA – C’è tensione tra i sindacati e i vertici del Teatro Stabile di Catania. In questi ultimi giorni si sono susseguite note inviate alla stampa, con repliche e controrepliche. Un botta e risposta a suon di carte bollate che fa comprendere come ci sia maretta all’interno del famoso ente teatrale catanese. All’indomani della presentazione del cartellone, infatti, Uil e Cgil si sono fatte sentire, da una parte c’è la richiesta di basi solide finanziarie dall’altra la voglia di utilizzare maestranze locali. In un periodo così di pandemia. Il presidente Carlo Saggio ha replicato punto per punto. Ma è arrivata la controreplica della Uil.

La nota della Uil: “Si deve innanzitutto ai sacrifici delle lavoratrici e dei lavoratori dello Stabile se gli anni di crisi e di timori per la stessa sopravvivenza dell’ente sembrano ora lontani.  Proprio per questo, perché quei sacrifici non siano vanificati, chiediamo ora che il futuro del Teatro venga costruito su basi certe e condivise. Abbiamo risposto all’invito per la presentazione del cartellone 2021/2022, ma rinnoviamo la richiesta di confronto perché si chiarisca finalmente nelle sedi opportune se il bilancio preventivo sia stato sottoscritto dai soci istituzionali e, quindi, se la stessa nuova stagione abbia adeguata copertura”. Lo affermano Enza Meli, segretaria generale della Uil di Catania, e Salvo Orlando, segretario generale aggiunto della Uilcom etnea. 

La nota della Cgil. Il Teatro Stabile di Catania, e dunque la sua direttrice e il consiglio di amministrazione, continua a non scegliere gli artisti del territorio. Anche per questa stagione le attrici e gli attori catanesi, ad eccezione di qualche presenza, sono esclusi dalle produzioni. Il nuovo cartellone non ha peculiarità territoriale e somiglia troppo a quelli di qualunque altra parte d’Italia. All’indomani della presentazione del cartellone del teatro cittadino, la SLC Cgil con il Dipartimento Artiste e Artisti, si dichiarano molto critici e con una nota a firma del segretario generale Gianluca Patanè e del responsabile del Dipartimento, Luigi Tabita, ricordano che “già dall’anno scorso, viste le conseguenze della pandemia, in veste sindacale avevamo suggerito ai direttori dei teatri pubblici di limitare i loro spettacoli e le loro regie; essendo già percettori di un compenso per la direzione avevano la grande opportunità di offrire ‘lavoro’ ad altri. La direttrice dello Stabile di Palermo, per esempio, ha compreso e responsabilmente non sarà presente nel suo cartellone. Diverso l’atteggiamento della direttrice dello Stabile di Catania, Laura Sicignano, che invece ha inserito in questa stagione ben due sue produzioni: “Baccanti”, un mega allestimento realizzato durante la pandemia e mai andato in scena e una nuova produzione “Donne in guerra”.

La replica del presidente dello Stabile, Carlo Saggio. Con un repertorio di argomentazioni ormai stanco, ma con un tempismo più discutibile del solito, in coincidenza con la presentazione della Stagione 2021/22 del Teatro Stabile di Catania, taluni dirigenti di sindacati – Cgil e  Uil – sono tornati all’attacco del nostro consiglio di amministrazione e del nostro direttore Laura Sicignano, i quali sembra non abbiano alcun merito nella difficile opera, ancora in corso, di risanamento del Teatro. Costoro con le loro insinuazioni, mirano a creare divisioni e rivalità tra li CdA e lavoratori, tra il CdA e il commissario Giorgio Pace, tra il CdA e il direttore, tra il CdA e la città, che veramente non esistono. A tal riguardo fin dal nostro insediamento la nostra condizione è stata che questa partita o la vincevamo tutti insieme o la perdevamo.  E così abbiamo agito. 

Sottolineiamo questo aspetto, il tempismo, perché la Stagione che abbiamo appena presentato è quella in cui tutti riponiamo la speranza della piena ripresa dopo una chiusura durata oltre un anno e mezzo. Ma sul merito di quel repertorio di accuse ancora una volta rispondiamo, purché all’opinione pubblica le cose risultino chiare, sforzandoci anche di sbrogliare la disordinata matassa in cui Cgil e Uil confondono il piano delle scelte artistiche con quello della relazione economica con i lavoratori e infine anche con quello delle responsabilità gestionali. 


Cominciamo dal piano delle scelte artistiche. E ricordiamo innanzitutto che il tentativo da parte dei sindacalisti di suggerire con insistenza chi a loro dire avrebbe il diritto di lavorare e chi dovrebbe invece essere lasciato a casa è un atteggiamento quantomeno stravagante e addirittura discriminatorio: dovrebbero sapere meglio di noi che è vietato da ogni legge prediligere l’inclusione di alcuni lavoratori a vantaggio di altri, solo a fronte di un criterio di provenienza territoriale. Stavolta la Cgil, non si limita a chiedere l’esclusione dal lavoro degli artisti non catanesi: si spinge a chiedere anche l’esclusione di coloro che, nati a Catania, risiedono altrove! Trovandosi nella cieca necessità di privilegiare unicamente i propri iscritti, questi sindacalisti trascurano la presenza in cartellone, tanto nelle produzioni quanto nelle coproduzioni, di moltissimi attori siciliani in generale e catanesi in particolare, offendendo gravemente – forse perché nemmeno li conoscono – decine di talenti che sono stati scelti attraverso regolari provini. Il lavoro di valutazione degli artisti – autori, registi, attori – è continuo da parte della direzione, che non ha mai smesso in questi anni di incontrare tutti coloro che si sono proposti secondo modalità corrette e professionali. A tal riguardo con molto piacere in occasione dell’approvazione del bilancio forniremo i dati completi relativi anche al numero di artisti siciliani che attraverso le modalità corrette hanno avuto la possibilità di lavorare con noi. 

Questo processo fa parte di un progetto artistico al passo con i tempi,  una priorità che il nostro consiglio di amministrazione ha condiviso sempre con assoluta trasparenza con i propri soci e con tutta la città di Catania: quello che questi sindacati nostalgicamente considerano una sorta di tradimento dell’identità, per noi è un percorso verso la ricerca sui temi e sui linguaggi capace di ricollocare il Teatro Stabile di Catania nel circuito dei teatri nazionali, rendendo attuale il modo di proporsi di questa nuova identità. Ancora una volta: lasciamo al pubblico il compito di valutare la qualità delle scelte che un teatro deve essere libero di esercitare al di fuori di pressioni esterne.

Respingiamo però ogni polemica sull’autenticità del nostro legame con la memoria e in particolare sulla qualità delle celebrazioni che abbiamo realizzato come omaggio al grande Turi Ferro e all’amatissima Mariella Lo Giudice, nonché della compiante Nellina Laganà e Ilena Rigano, a cui il Teatro ha tributato il riconoscimento che era nelle sue possibilità realizzare. Lo ha fatto ottenendo un’eco mediatica nazionale e una calorosa accoglienza del pubblico, rafforzando solide reti tra istituzioni e lasciando anche segni permanenti, come l’opera murale dedicata a Mariella Lo Giudice.

In ultimo facciamo notare in particolare alla Cgil che il direttore, attenendosi alla normativa ministeriale, firma una sola regia all’anno: continuare ad affermare il contrario significa negare l’evidenza dei numeri e suggerire di cancellare una di queste produzioni significa esprimere apertamente la volontà di lasciare a casa decine di artisti, che evidentemente non stanno a cuore ai nostri interlocutori.

Ed entra in gioco un altro punto, relativo ai compensi degli artisti scritturati. Artisti che, come avviene in ogni Teatro Stabile, percepiscono una retribuzione commisurata al loro curriculum e risultante da una trattativa privata, il cui esito è ovviamente riservato e su cui non si può quindi costruire una polemica pubblica. Di certo quel che il Teatro Stabile di Catania si può permettere dopo il 2017 dev’essere ben razionalizzato, alla luce della enorme situazione debitoria che grava ancora sull’ente: se non l’avessimo ereditata da un passato verso cui chi ci ha attaccato ben si guarda dal fare le considerazioni che dovrebbe, potremmo senz’altro aumentare le produzioni, far lavorare più artisti, aumentare i loro compensi. 

Lo stesso siamo costretti a rispondere in merito alla richiesta che la Uil fa relativamente agli stipendi dei propri iscritti tra i lavoratori dello Stabile. Se si pensa che il periodo critico sia finito, non è così: il Teatro deve pagare oltre 7 milioni di debiti fino al 2032 e ne ha pagato ad oggi 1, cifra non irrilevante.

Siamo d’accordo con i sindacalisti quando dicono che i sacrifici dei lavoratori ci hanno consentito di attraversare quelli che sono stati solo i primi e più critici anni della gestione di questo abnorme peso debitorio, ma ci tocca ricordare che se i lavoratori non devono più fare quei sacrifici, se possono percepire regolarmente lo stipendio e vedere tutelati i loro diritti com’è giusto che sia, se possono tornare a percepire dei bonus seppur rispetto al passato ridimensionati, occasionali e mirati a premiare l’efficienza, il merito va innanzitutto ad un’oculata gestione delle risorse, alla ristrutturazione dell’imponente debito e al regolare pagamento di rate ed interessi per merito principalmente dei soci, gli enti pubblici che non hanno mai fatto mancare – seppur in momenti difficilissimi – le risorse dovute.
Benissimo fa la Cgil a ricordare l’insostituibile lavoro fatto su questo fronte dal commissario Giorgio Pace prima del nostro insediamento, del quale abbiamo dato atto innumerevoli volte pubblicamente: chiunque non voglia limitarsi a strumentalizzare il suo ruolo tirandolo in ballo in una polemica che non lo riguarda, sarà libero di chiedergli cosa ne pensa davvero della continuità con cui cui abbiamo fatto tesoro del suo operato, prima di avventurarsi ad usare maldestramente il suo nome per dare credibilità ad un comunicato stampa privo di intenzioni propositive. 

Tutte queste sono cose su cui siamo pronti a confrontarci in qualunque momento con qualunque sigla sindacale, da parte nostra con l’unico intento di dialogare per comprendersi e non per imporsi, di condividere responsabilità per generare cambiamenti positivi e non di arroccarsi su sterili posizioni di autoconservazione, di lavorare insieme per fare a lungo termine l’interesse di tutti. Senza proseguire in questo improduttivo gioco delle parti che resterà buono sempre e solo agli occhi di pochi. 

La controreplica della Uil. “Nella lunga, lunghissima, replica del presidente del Teatro Stabile ai sindacati sono nascoste una risposta non data e un’altra relegata così in fondo da risultare ben poco avvertita. Innanzitutto, restiamo ancora in attesa di sapere se il bilancio preventivo dell’ente sia stato sottoscritto dai soci istituzionali e, quindi, se la nuova stagione abbia adeguata copertura. O se, invece, il cartellone non sia stato presentato con eccessiva fretta. Fa piacere, al contrario, che nelle ultime quattro righe di una nota da 7 mila battute il presidente abbia voluto aderire alla richiesta di confronto più volte sollecitata da Uil e Uilcom”. 

Lo affermano Enza Meli, segretaria generale della Uil di Catania, e Salvo Orlando, segretario generale aggiunto della Uilcom etnea, che aggiungono: “Adesso, il presidente dello Stabile sia conseguenziale e ci convochi. Come sempre, difenderemo le ragioni dei lavoratori. Di tutti i lavoratori, non solo dei nostri tesserati”.


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