CATANIA – Un ribasso del 38,38 per cento per un valore complessivo del contratto che, alla fine, supererà i 756mila euro. Anche se si poteva arrivare a una spesa fino a 1,2 milioni di euro. I quattro nuovi centri comunali di raccolta di Catania saranno riempiti dalla società siracusana Tech Servizi, in attesa di iscrizione alla white list prefettizia. L’azienda, con sede a Floridia, è stata una delle due partecipanti alla gara bandita da Palazzo degli elefanti per la fornitura dei materiali che serviranno per rendere operative le isole ecologiche di viale Montenero, via Forcile, viale Biagio Pecorino e via Vagliasindi.
Il bando è stato pubblicato il 15 maggio 2023 e un mese dopo, il 13 giugno, è stato fissato il termine per la presentazione delle proposte. A quella data ne erano arrivate soltanto due: Tech Servizi e Urbania, entrambe società a responsabilità limitata. All’apertura dei plichi con l’offerta economica, Tech aveva proposto il ribasso più alto: il 38,38 per cento, contro il 18,61 per cento di Urbania.
Cosa prevede l’appalto
L’azienda aretusea si occuperà quindi della fornitura dei materiali necessari a rendere operative le isole ecologiche in fase di costruzione in città. Bilance, cassoni, campane, contenitori per gli oli esausti: tutto quello che sarà necessario per permettere ai cittadini l’autoconferimento dell’immondizia nelle strutture pensate con i fondi del Pon Metro e necessarie per fare partire le “premialità” per i cittadini care al nuovo assessore ai Rifiuti Salvo Tomarchio. L’aggiudicazione della gara, si legge negli atti, “è subordinata alla verifica delle dichiarazioni sul possesso dei requisiti dichiarati“.
L’interdittiva antimafia
Tech Servizi è una vecchia conoscenza di Catania. Nel 2019 aveva fatto ricorso contro la gara settennale per i rifiuti nel capoluogo etneo, giudicata antieconomica. Il Tar catanese aveva però respinto l’istanza cautelare di sospensione dell’appalto. Appena un mese dopo, a febbraio 2020, la prefettura di Siracusa aveva notificato a Tech un’interdittiva antimafia: un’iscrizione in black list che sarebbe stata legata anche ad alcuni raggruppamenti d’impresa in cui Tech servizi era inserita. In particolare quelli con le aziende di Giuseppe Guglielmino, ritenuto vicino al clan Cappello e figlio del defunto Vincenzo Guglielmino, anche lui attivo nel settore dell’immondizia. Guglielmino senior era stato definito il “volto imprenditoriale” della cosca e nei confronti dei suoi eredi, a giugno 2023, la Direzione investigativa antimafia di Catania ha eseguito una confisca da 18 milioni di euro.
L’amministrazione giudiziaria
A marzo 2020 l’interdittiva antimafia nei confronti di Tech era stata sospesa dal Tar di Catania. Un passaggio temporaneo prima di una nuova attivazione del provvedimento. Un anno dopo, a marzo 2021, erano stati gli uffici di piazza Verga a disporre l’amministrazione giudiziaria per l’impresa, su richiesta della procura etnea. I magistrati si erano concentrati, in particolare, sui presunti rapporti di Christian La Bella, ritenuto amministratore di fatto dell’impresa, con cosche siciliane e ‘ndrine calabresi. Una vicinanza che, come quella che aveva portato all’interdittiva antimafia del 2020, era sempre stata smentita dall’azienda.
La sentenza e la white list
Due anni dopo quell’informativa, a giugno 2023, l’amministrazione giudiziaria è stata revocata con sentenza del tribunale di Catania. Secondo quanto appreso da LiveSicilia, la società ha nominato un nuovo amministratore delegato e ha avviato l’istruttoria per l’iscrizione alla white list della prefettura di Siracusa.