VIZZINI – Quando nel 2013 il 115° Deposito Sussidiario dell’Aeronautica Militare venne chiuso, il Movimento 5 Stelle presentò un’interrogazione parlamentare con la quale si chiedeva che il centro militare di Vizzini venisse salvaguardato dalla scure dei tagli perché a risentirne sarebbero state sia la comunità vizzinese sia l’intero territorio al quale sarebbero stati sottratti numerosi posti di lavoro.
Da quel settembre il deposito con annessa base militare è rimasto chiuso, preda di vandali e delle ferite che il tempo ha causato agli immobili e alle zone esterne dove rovi e alberi hanno preso il posto dei parcheggi e delle aree a verde del campo di addestramento. Sotto un cocente sole, ci sono 35 gradi già alle 10 di mattina, stanno lavorando numerose squadre all’interno del Deposito, la scerbatura necessita di un lavoro così radicale che all’interno del perimetro è stato acceso un fuoco dove da ieri vengono bruciati interi alberi per far spazio alle tende che da qui a poco verranno installate. Gli impianti idrici, quelli elettrici, le recinzioni, tutto deve essere sistemato il prima possibile a che la “tendopoli” possa entrare in funzione.
La carovana della Croce Rossa è giunta da un paio di giorni, un lungo serpentone di auto e mezzi speciali ha invaso la piccola stradina di Vizzini Scalo come fulmine di un temporale agostano.
Il calatino, per la seconda volta, teatro di accoglienza. Oggi ci dicono a Vizzini: “accoglienza imposta”. I sindaci, che mediaticamente corrono ai ripari, promettendo battaglia su una scelta che non li ha visti partecipi, solo oggi potranno presentare le proprie rimostranze al Prefetto, mentre i lavori continuano senza sosta. L’impianto dell’area è di tipo militare, grandi cancelli e tutto il perimetro recintato da un doppio reticolo alto 4 metri sormontato da filo spinato. Attorno l’area, solo terreni coltivati e proprio difronte a quello che fu il deposito degli armamenti dell’aeronautica militare, le arnie di un apicultore che alla domanda su cosa ne pensa della decisione del Governo di aprire una tendopoli per extracomunitari in quarantena ci dice che forse da lì sposterà in via precauzionale le api.
L’esperienza Cara di Mineo, devastante per tutto il territorio calatino, gioca un ruolo fondamentale nell’impressione negativa che sul territorio ha destato la scelta dell’istallazione della tendopoli. Il Cara, chiuso lo scorso anno dal Governo, ha portato con sé uno strascico di inchieste giudiziarie, forti attriti fra Governo e sindaci del territorio e non ultimo un aumento della percezione di insicurezza generale nella popolazione.
La paura di nuove sommosse, di strade bloccate, di risse e vagabondaggio e soprattutto del Covid19 oggi rendono la miscela ancora più esplosiva.
C’è chi “rimpiange” il Cara ipotizzandone la riapertura, chi invece chiede al Governo di fare un passo indietro e di individuare altre zone per l’allestimento della tendopoli.
Consapevole delle nubi che su Vizzini si stanno addensando il primo cittadino Vito Cortese in una lettera ai suoi cittadini tuona: “E’ una scelta che arriva senza preavviso e senza il necessario confronto e condivisione delle Istituzioni del territorio…Né il sottoscritto né i Sindaci del territorio erano a conoscenza di tale iniziativa e si dichiarano fortemente preoccupati per il prezzo troppo alto già pagato con l’esperienza del Cara di Mineo.” Dall’essere la città dei paesaggi verghiani a divenire la città della tendopoli non ci sta neppure il consiglio comunale della città che riunitosi in seduta straordinaria ed urgente ha votato all’unanimità un documento di ferma condanna alla scelta presa dal Governo in cui fra l’altro si chiede di spiegare con dettaglio ed immediatezza su che tipo di struttura sul territorio si dovranno andare a confrontare.
Quanti? Chi? Per quanto tempo? Con che garanzie? Il Calatino che vide la stessa carovana della Croce Rossa arrivare a Mineo, per quella che doveva essere una risposta provvisoria all’emergenza, si interroga su quanto persisterà la struttura e su che tipo di pericolo potranno incorrere i cittadini, trattandosi di un sito individuato per la quarantena dei rifugiati richiedenti asilo che potrebbero essere stati contagiati da Covid19 prima della traversata del Mediterraneo direzione Italia.
I Sindaci dei comuni calatini promettono battaglia. Giuseppe Mistretta, sindaco di Mineo, nel definire “violenza governativa” l’imposizione dell’apertura della tendopoli, si scaglia anche contro chi, suo concittadino, ha ipotizzato la possibilità di riaprire il Cara: “Non c’era dubbio che (l’apertura della tendopoli) facesse venire l’acquolina in bocca a qualche speculante locale che suggerisce di riaprire il Cara di Mineo… Oggi che abbiamo ottenuto finanziamenti ed importanti investimenti per la riqualificazione del territorio, la Zona Economica Speciale, siamo ad un passo dalla Zona Franca Montana, fatto ripartire i piccoli eventi locali, oramai perduti, e posto fine alle clientele ed ai favoritismi, anziché darci manforte qualcuno pensa esclusivamente al proprio business. Una follia riversare nuovamente l’emergenza migranti sempre nel calatino e per lo più a limite del già martoriato territorio di Mineo. Una doppia follia ospitare migranti in quarantena, in tendopoli e a 40 C⁰, durante l’emergenza coronavirus. Una follia per un territorio che vuole voltare pagina, dopo la pessima esperienza del Cara di Mineo, ove anziché recuperare i danni cagionati in otto anni bui, si insiste nel riversare l’emergenza migranti. Una follia, infine, incompatibile con la vocazione della terra del Verismo, quella di Verga e Capuana.
Pippo Limoli sindaco di Ramacca, definisce “vergognosa” la scelta del Governo. “Tutto questo è incredibile, inverosimile ed insopportabile. È come se il calatino da Roma venga considerato terra di nessuno, oggi ridotta a lazzaretto, un altro colpo all’immagine di un territorio che combatte per far valere le proprie peculiarità. Una violenza al prestigio di tutta la comunità calatina. Senza giustificazioni e senza un minimo raccordo con i sindaci: Dovevano prima venirlo a spiegare ai sindaci. Invece no, un ennesimo sfregio a chi invece prova a far emergere il bello puntando sul turismo. Pippo Purpora sindaco di Grammichele, del Movimento 5 Stelle, si allinea ai suoi colleghi sindaci: “Doveva tutto essere gestito meglio, non siamo buoni solo per le pacche sulle spalle. Non ci sottraiamo al senso di responsabilità nei confronti dei nostri conterranei delle isole minori, primi fra tutti, gli abitanti di Lampedusa, che oggi sono martoriati dall’emergenza. Le cose vanno però gestite meglio e i nostri rappresentanti hanno già presentato le nostre lamentele al Governo. Il ministro dell’Interno ha preso una decisione senza concertarla col territorio e questa ha il sapore di un’imposizione. I processi vanno governati e non subiti”.
Partenza oggi alle 16.00 direzione Catania per il Sindaco di Vizzini che parteciperà alle 17.00 alla riunione del Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza presieduto dal Prefetto di Catania. I primi cittadini invece degli altri comuni si riuniranno sia oggi e domani in attesa di ulteriore convocazione del Prefetto. C’è chi ha già in tasca, pronta e condita di parole roboanti, la dichiarazione da inviare ai propri concittadini. A dispetto del territorio e delle condizioni cui verranno sottoposti gli “ospiti” della nascente tendopoli, l’idea che la tendopoli “sa da fare” è, sottovoce, una decisione considerata senza possibilità di marcia indietro.