Una Sicilia torbida, è lo sfondo della storia, una terra fatta di spazi e tempi imbruttiti, di gente sporca dentro. Una storia che vede come protagonista Teresa, ragazza di trenta anni, che ha bisogno di allontanarsi da quest’isola, per ritrovare se stessa. “Sale” e “scende” dalla Sicilia a Roma, da Roma alla Sicilia, per capire, per trasformare i punti interrogativi che le riempiono la testa in punti esclamativi, per dare un senso all’uccisione del padre, morto ammazzato perché non pagava il pizzo. Sono questi gli ingredienti dell’ultimo romanzo di Claudio Fava, presentato ieri alla Feltrinelli. Insieme all’autore, è intervenuta Letizia Battaglia, sua è la foto che appare in copertina.
“ Scelgo questa foto per rappresentare Teresa, i suoi sentimenti e quelli che possono attraversare ognuno di noi – dice la fotografa palermitana – . Teresa vuole ammazzare colui che ha ammazzato suo padre. La storia non è solo la storia di Teresa, ma è la storia di Claudio Fava, la mia, di tutti quelli che abbiamo dovuto fare i conti con l’insopportabilità di una presenza politica bieca, pronta al compromesso e anzi promotrice del compromesso”.
Un romanzo molto descrittivo, dove i particolari assumono una certa importanza, offrono il fotogramma preciso e minuzioso di un contesto sociale, di una mentalità, di un carattere. Un’opera molto visiva, dunque, accompagnata da un linguaggio forte e sonoramente siciliano che rende l’idea di una rabbia di fondo, di un’amarezza che si snoda in tutte le pagine del libro.
Un libro che già nella sua dedica risulta singolare come conferma lo stesso autore: “Ho idealmente dedicato questo romanzo alla sua protagonista, Teresa. Mi piace questa ragazza, mi piace la sua storia, mi piace il suo modo disinibito e sgarbato di stare dentro le cose che le accadono. Sarebbe stata una bella madre, sarebbe stata una figlia, una figlia che avrei voluto. Si tratta, insomma, di un atto d’amore per un personaggio inventato al quale mi sono affezionato”.
Il romanzo non ha una localizzazione temporale ben precisa. Si potrebbe ambientare a cavallo tra gli anni settanta e gli anni ottanta, cosi come si potrebbe ambientare ai tempi nostri, vista l’attualità di certi temi. “Teresa vive il suo tempo. Si tratta di un tempo letterario impregnato, però, dalle cose che conosciamo, che sono accadute. Un tempo in cui la politica ha un potere untuoso, in cui dentro le parole si nascondono altre parole. Si tratta di un tempo in cui bisogna scombinare, disordinare un po’ le carte, trovare un’altra idea di Sicilia – spiega lo stesso Fava – . Tutto questo si accompagna per caso alle cose che stanno accadendo adesso in Sicilia, si accompagna bene e molto alle cose che questa terra tiene nello stomaco da tempo, che porta con sé, come questo senso di predestinazione, questo destino di essere sempre afflitti da politiche malinconiche e incivili. Questo a Teresa un po’ scoccia, ce lo fa capire, lo dice e fa le cose che vanno fatte”.
L’ombra dei mafiosi che si ammazzano tra di loro, l’ombra della mafia che ammazza chi non paga, che è potente e si lega ai potenti…un quadro del passato che si ripresenta nel presente, che risulta immutato nel tempo, che appare e riappare oggi. “E’ un tempo dal quale ci dobbiamo liberare, dobbiamo ritrovare il gusto che ogni parola abbia il significato che merita. Quello che accade adesso in Sicilia, detto da cittadino e da uomo politico, può raccontarsi in una sola parola: è un inciucio – ha riferito l’autore catanese – . Occorre che i Siciliani recuperino il piacere della propria libertà e facciano scelte più legate ai valori che appartengono a questa terra e a questa gente”.