PARTINICO (PALERMO) – “Agostino non c’è, meglio che non viene, fidati che è meglio che non viene…poche parole e più fatti. I soldi quando me li dai?”. Era l’ennesimo “avvertimento”, l’ennesima minaccia che uno studente tunisino di 17 anni residente a Partinico subiva.
Tre giovani erano diventati il suo incubo: lo avrebbero tormentato per mesi, raggiungendolo persino nella scuola che frequenta, per costringerlo a spacciare. Agostino Arancio, il 19enne finito in manette per estorsione e spaccio di stupefacenti, sarebbe entrato in azione insieme a due complici, Giuseppe Oliva – finito ai domiciliari – ed un minorenne. Tra i tre vi era un fitto sistema di comunicazione che avveniva tramite WhatsApp e le chiamate vocali, dal quale sono venuti a galla i rapporti economici tra Arancio e il tunisino e i vari avvisi tra i complici, per evitare i posti di controllo delle forze dell’ordine.
“Per forza compà – dicevano i tre – perché se fanno problemi a me, faccio poi problemi a quelli che mi devono dare soldi e quelli che fanno problemi a lui, prima che li fanno a lui, li fanno a te”. Erano i primi dello scorso dicembre e i carabinieri coordinati dalla procura avevano già avviato le indagini, dopo la denuncia del tunisino. Il suo era un calvario senza fine, raccontato nei dettagli e ritenuto plausibile e coerente in ogni suo aspetto dagli inquirenti.
Tutto era cominciato alla fine del mese di ottobre, quando era stato contattato telefonicamente da un certo “Agostino”. Insieme ad Oliva, il giovane gli aveva consegnato della marijuana, pretendendo che la vendesse e consegnasse loro 400 euro. La vittima aveva sin da subito detto no, rifiutandosi di diventare un pusher.
Ma le minacce non si erano fatte attendere, al punto che il tunisino era anche stato schiaffeggiato, spintonato e pesantemente insultato: “Tunisino di merda, puoi chiamare i carabinieri, stasera tu non torni a casa”. I due avrebbero riferito al ragazzo di dover vendere la droga perché avevano un debito, ma di fronte all’ennesimo “ti facciamo capire noi chi siamo” e alle minacce nei confronti della sua famiglia, il 17enne ha deciso di mettere la parola fine al suo incubo fatto di umiliazione e vessazioni, raccontando tutto ai carabinieri.