Timpa, Tar dà ragione a Dusty: Comune comincia da capo - Live Sicilia

Timpa, Tar dà ragione a Dusty: Comune comincia da capo

Un nuovo passaggio per la Leucatia, dopo la sentenza dei giudici amministrativi

CATANIA – Il Comune di Catania ricomincia da capo. Così ha ripreso in mano la procedura per sospendere il cantiere su Monte Paolillo, alla Timpa di Leucatia. I lavori sono quelli per la costruzione di un edificio in via Pietro dell’Ova. Un’attività edilizia avviata dalla Dusty Immobiliare srl, società controllata dalla Dusty, vale a dire la ditta che a Catania, in proroga, si occupa della raccolta dei rifiuti nel lotto Centro.

La sentenza del Tar

All’inizio di gennaio 2022 è arrivata una sentenza del Tar di Catania che si pronunciava sul ricorso formulato da Dusty immobiliare contro una serie di atti del Comune di Catania. Nel 2021, infatti, il movimento Catania bene comune e il consigliere comunale Graziano Bonaccorsi avevano segnalato “possibili difformità urbanistiche” nel cantiere che guarda la città dall’alto. A quel punto, visto il clamore mediatico della vicenda, il municipio era corso ai ripari e aveva disposto la sospensione dei lavori e avviato degli accertamenti. Da verificare c’erano, tra le altre cose, “i lavori, la legittimità degli stessi, nonché la quantificazione dei lavori già eseguiti”, in un’area che, per le sue caratteristiche paesaggistiche e archeologiche, ha suscitato anche l’interesse di associazioni come Stelle e ambiente e SiciliAntica.

L’11 giugno 2021 era arrivato il “provvedimento di ingiunzione di demolizione di opere edilizie abusive” firmato dal responsabile unico del procedimento, l’architetto Salvatore Basile. Tra i motivi addotti per giustificare l’ingiunzione, c’erano presunte difformità nel tetto (realizzato a due falde, anziché a padiglione) e l’uso di acciaio e cemento anziché del legno lamellare nelle “strutture portanti della copertura”. Era poi richiesta la rinuncia all’edificazione di una seconda struttura.

Motivazioni contro le quali Dusty Immobiliare aveva fatto ricorso al Tribunale amministrativo regionale di Catania. Per la ditta, il tetto a doppia falda era quello previsto dal progetto presentato inizialmente, mentre la scelta di usare il cemento anziché il legno sarebbe stata “una scelta architettonica estetica della proprietà”. Sull’edificazione della seconda struttura, aggiunge Dusty, la società aveva “già formalmente rinunciato alla ricostruzione” il 3 dicembre 2019. A questa difesa, il Comune ha risposto con le sue note difensive: vero è che avete rinunciato alla ricostruzione del corpo 2, dice l’amministrazione all’impresa, ma proprio per questo il progetto che state portando avanti è del tutto diverso da quello autorizzato e avreste dovuto chiedere una nuova autorizzazione.

Il punto, per la difesa di Dusty Immobiliare e per il Tar di Catania che l’ha accolta, è però che queste motivazioni non sono presenti nei provvedimenti con cui l’amministrazione ha imposto la sospensione del cantiere e, successivamente, ingiunto la demolizione delle opere ritenute abusive.

Sono sempre i giudici amministrativi a lanciare alla direzione Urbanistica del municipio una ciambella di salvataggio, pur annullandone gli atti: “Il ricorso va quindi accolto sotto il profilo del difetto di motivazione – si legge nella sentenza – ferma restando la possibilità per l’amministrazione comunale di emettere nuovi provvedimenti emendati dal vizio rilevato”. Che, tradotto, significa: “Quelli vecchi ve li annullo. Ma voi rifate i documenti per la sospensione del cantiere e, stavolta, scriveteci dentro tutto. Poi si vede”.

Gli uffici dell’Urbanistica sono arrivati a questo punto. Hanno, cioè, ripreso in mano le osservazioni che avevano presentato contro la Dusty Immobiliare e ricominciato le procedure per sospendere il cantiere. Secondo quanto appreso da LiveSicilia, lo avrebbero fatto la scorsa settimana, dopo che la questione è stata sollevata in commissione sempre dal consigliere pentastellato Graziano Bonaccorsi. Adesso ci sono da aspettare i tempi tecnici: non solo per la stesura di nuovi provvedimenti ma anche per la partecipazione della controparte.

Tutto questo avviene sotto l’occhio vigile della Procura della Repubblica di Catania, per via di un’inchiesta che va avanti ormai da tempo e per colpa della quale le richieste di accesso agli atti dei cittadini sono rimaste inevase.


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