PALERMO – Una sfilza di conversazioni. Pochi giorni prima che scoppiasse lo scandalo con le perquisizioni nella stanza di Silvana Saguto, al Palazzo di giustizia di Palermo, sono stati intercettati i dialoghi fra l’amministratore giudiziario Carmelo Provenzano e il giudice di Caltanissetta Giovanbattista Tona. Il secondo viene descritto dagli investigatori come il mentore del primo. Tona veniva informato, passo dopo passo, su ciò che accadeva a Palermo, sulle manovre che avrebbero portato alla nomina di Provenzano in una delle più importanti amministrazioni giudiziarie assegnate dal collegio presieduto da Saguto. Appena un mese dopo le conversazioni intercettate sarebbe esploso un enorme scandalo giudiziario. Le registrazioni sono confluite nelle informative dei finanzieri della Polizia Tributaria trasmesse dai pubblici ministeri nisseni a quelli di Catania. Su di esse si basa il nuovo filone investigativo del caso Saguto.
Il 3 agosto 2015 Provenzano, professore alla Kore di Enna, contatta Tona per raccontargli dell’incontro con Giuseppe Rizzo, incaricato da Saguto di gestire gli impianti di calcestruzzo degli imprenditori Virga di Marineo. Discutono delle “trenta persone” che lavorano nella gestione dei beni “senza che vi sia un formale provvedimento autorizzativo da parte del giudice delegato”. Tona gli consiglia di seguire l’operato di Rizzo: “Fai in modo di fare tutto tu… finché poi a un certo punto il giudice avrà motivo di considerati il tuo interlocutore… sempre facendo tutto piano piano fin quando lui (Rizzo) a un certo punto more sulo (muore solo)”.
Il 4 agosto Provenzano racconta a a Tona che “c’è Silvana incazzatissima perché lo vuole revocare io l’ho calmata mi disse ‘a me non interessa niente, lui a me non mi ha detto nulla, a me non è mai successo che in 30 anni assumono persone e a me non mi chiedono niente”.
Il 5 agosto in una nuova conversazione Provenzano spiega a Tona che Rizzo è in una situazione “precaria”. Saguto vuole “revocarlo”. “Va bene ora vedi quello che succede domani”, dice Tona. Poco dopo c’è un aggiornamento. Il conflitto con Rizzo è esploso. Uno dei due dovrà farsi da parte. E quel qualcuno è Rizzo. Provenzano riferisce a Tona che con la presidente Saguto ha discusso dell’”exit strategy”, ma in questo momento non ha l’uomo giusto per sostituire Rizzo. Provenzano deve restare al suo posto. Nel frattempo “Rizzo sta creando un mostro, si sta mettendo in tutte le amministrazioni che gli permettono di avere un reddito da 50/70 mila euro mensili”.
Saguto, sempre secondo il racconto riferito da Provenzano a Tona, vuole chiamare “lo sponsor Nasca (il colonnello della Dia Rosolino Nasca, pure lui sotto inchiesta ndr) e dirgli che Rizzo non ha fatto l’immissione in possesso” e cioè la procedura di insediamento dell’amministratore in un bene sequestrato. Tona spiega che “stando così le cose due sono le soluzioni, o torniamo al punto di partenza, o si dimette lui perché viene indotto a dimettersi dalle difficoltà in cui viene messo allora è tutto più semplice oppure si deve costruire piano piano tutto quel dossier di elementi che consentono di dire, guardi che ci sono dei comportamenti che non sono giustificabili, però, devono essere tutti documentati non possono essere basati su queste conversazioni informali”.
L’ultima conversazione intercettata è del 6 agosto 2015. Provenzano spiega a Tona: “Senti mi ha chiamato Giuseppe Rizzo che voleva vedermi subito stamattina… ci dissi, ‘senti io credo che la cosa più importante che tu parli prima con la presidentessa’… dico se idda ave intenzione di fare accussi e io aio (ho) intenzione di farlo non aio (non devo) a scantarmi di nuddu chiunque sia… chisti so i passaggi giusti, si fanno, po si vidi”.
Tona gli suggerisce la strategia: “… parliamoci chiaro le persone tu le puoi fare spaventare in due modi, un mondo è dando loro l’impressione che tu hai agganci, potere, persone che conosci persone che puoi smuovere, questa è la tecnica tipicamente italiana, che usano tutti, che funziona”. Il giudice nisseno vuole seguire un’altra strada: “Ma c’è un’altra tecnica che è quella che deriva dalle competenze… perché la gestione delle relazioni potrebbe essere un meccanismo alla pari, tu c’hai un protettore, io me ne cerco un altro e poi se la sbrigano loro, chi vince il protettore mio, io ce l’ho più forte, io non ce l’ho più forte… invece quando si entra nell’ambito delle competenze… io non ce l’ho e trovo davanti a me uno che capisco sa fare le cose… là non so dove arriva perché io non lo posso controllare… se riesce a fare entrare l’interlocutore in questa prospettiva, intanto consegui un risultato cioè fai capire ca ca (qua) non è che si va pi canuscenza e amicizia, si va perché uno sape fare cose e per converso ottieni il risultato…”.
Prima di chiudere la conversazione Tona ha una richiesta: “… un’altra cosa, fermo un’altra cosa, un ingegnere ti va bene o vuoi un geometra?”. Risposta di Provenzano. “Se è giovane, sì, anche un ingegnere pigliamo… a me mi interessa un ingegnere… geometra, ca si voli purtari a casa 1500-1600 euro o misi e ca voli travagghiari”. Quali erano i rapporti fra Tona e il professore Provenzano? Di certo erano amici, ma secondo i pm nisseni ci sono passaggi che meritano un ulteriore approfondimento. Solo che spetta ormai ai colleghi di Catania occuparsene.