PALERMO – Tre inchieste in soli sei mesi. Ce n’è abbastanza per affermare che la sanità palermitana è sotto accusa. Un pentolone che ribolle e da cui ogni tanto viene fuori uno scandalo. L’ultimo caso è quello che ha portato all’arresto del presidente della Samot, Mario Lupo, e del dirigente dell’Asp Francesco Cerrito.
L’ultima inchiesta e il blitz in strada
Li hanno sorpresi mentre il primo consegnava al secondo duemila euro in contanti nascosti dentro la scatola di una bomboniera nel parcheggio dell’ex manicomio in via Pindemonte. Durante l’interrogatorio gli hanno mostrato le foto di altri incontri in viale Regione Siciliana e in via Notarbartolo. Segno che li pedinavano da tempo. Sono cinque o sei le tangenti ricostruite per un totale di 11, 12 mila euro.
A fugare i residui dubbi è l’anno di apertura del fascicolo, il 2024. Quindi si tratta di un’inchiesta che va avanti da tempo e ha avuto un’accelerazione quando gli agenti della squadra mobile, diretti da Antonio Sfameni, hanno ascoltato il riferimento alla “consegna della bomboniera”.
“Sbloccare le pratiche”
Cerrito avrebbe intascato tangenti per sbloccare le pratiche dei rimborsi milionari per le cure palliative assicurate ai malati terminali dalla Samot e dalla Adi24 scarl. I ritardi mandavano in affanno le onlus e rischiavano di mettere in crisi l’assistenza ai pazienti.
Pagare per aggirare gli intoppi della burocrazia. Funziona così. La questione è seria come ha fatto notare il presidente della Regione Renato Schifani che a Livesicilia ha detto: “Sono preoccupato, perché il singolo evento rischia di essere parte di sistemi più ampi, in ogni settore della pubblica amministrazione. Il legislatore è intervenuto. Ci sono delle norme, come la rotazione dei dirigenti, che stiamo applicando. Dobbiamo tenere alta la guardia”.
Reagente scaduto
Invece di segnalare e avviare i controlli dopo essersi accorto della presenza di un reagente scaduto in una provetta Cerrito avrebbe avvisato Lupo affinché mettesse a posto le cose. Lo ha ammesso lo stesso Cerrito interrogato dai pubblici ministeri Andrea Zoppi e Giacomo Brandini. Tra un’ammissione e l’altra ha rimarcato, però, di essersi comportato così a fine di bene.
“Doppie fatturazioni”
Avevano un “accordo” che una volta portò il dirigente ad avvertire Lupo: nelle richieste di rimborso c’erano doppie fatturazioni. Anche su questo fronte servirà un approfondimento anche se Lupo ha spiegato che le due onlus hanno ottenuto sempre i rimborsi dovuti, mai un euro in più per la delicata assistenza ai malati oncologici nell’ultima fase della loro vita.
Intanto la Procura della Repubblica ha chiesto per entrambi la custodia cautelare in carcere. Il giudice per le indagini preliminari Giuseppina Zampino deciderà nelle prossime ore. Lupo si è dimesso e secondo il suo legale, l’avvocato Salvatore Gugino, verrebbe meno l’esigenza cautelare per il rischio di reiterazione del reato.
Qual è il contenitore da cui è saltato fuori il rivolo delle cure palliative? La sanità è un centro di interessi milionari. La Procura nei giorni scorsi ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini sfociate lo scorso aprile in alcune sospensioni cautelari a tempo determinato.
Caso forniture al Civico: indagini chiuse
Gli indagati sono Giuseppe Migliore, cardiologo interventista dell’ospedale Villa Sofia, Francesco Talarico, chirurgo vascolare oggi in pensione ma che aveva una consulenza con l’ospedale Civico, il funzionario amministrativo del Civico Giuseppe Salamone, Giovanni e Carmen Sorrentino, titolare e dipendenti di imprese che forniscono presidi sanitari.
L’inchiesta coordinata dal procuratore Maurizio de Lucia, dall’aggiunto Gianluca De Leo e dai sostituti Francesca Mazzocco e Andrea Zoppi, si concentra su gare milionarie per forniture di presidi e servizi all’ospedale Civico di Palermo, nelle aziende sanitarie e negli ospedali della Sicilia occidentale.
Ad indagare sono sempre gli agenti della Sezione Anticorruzione della squadra mobile. Anche questo non è un caso. Il funzionario Salamone lavorava al provveditorato per gli acquisti del Civico di Palermo. L’ipotesi è che avrebbe ricevuto “soldi e altre utilità” dagli imprenditori.
Si fa anche riferimento a pressioni su alcuni direttori di Unità complesse affinché “non arrivasse la risoluzione unilaterale del contratto nonostante significativi inadempimenti da parte dell’azienda impossibilitata a fornire quanto avrebbe dovuto”. Notificato l’avviso di chiusura delle indagini presto arriverà la richiesta di rinvio a giudizio.
Il “comitato di affari”
Lo scorso giugno un’altra inchiesta ha scosso la sanità pubblica. Ci sono ventidue indagati per corruzione fra dirigenti ospedalieri, manager pubblici, imprenditori, faccendieri e società.
I sostituti Brandini e Zoppi ritengono di avere scoperto l’esistenza di un “comitato d’affari di imprenditori, lobbysti e funzionari pubblici”. È il seguito di un altro scandalo che ha già portato a pesanti condanne. La precedente inchiesta aveva svelato il ruolo del dirigente Fabio Damiani, chiamato “Sorella sanità”, un tempo alla guida della centrale unica di committenza per gli appalti della Regione siciliana.
Damiani avrebbe subito pressioni per l’aggiudicazione di appalti per decine e decine di milioni (dalle pulizie nelle Asp siciliane alle manutenzione delle apparecchiature ospedaliere, passando per i pasti), da parte del commercialista Antonio Maria Sciacchitano, un super esperto di numeri, conti e performance chiamato come consulente da una sfilza di enti pubblici.
Componente del collegio sindacale dell’Asp di Palermo, consulente dell’Asp di Caltanissetta per le problematiche contabili, componente in rappresentanza della Regione siciliana nel collegio sindacale dell’ospedale Civico di Palermo, presidente dell’Organismo indipendente di valutazione dell’Asp di Trapani, membro dell’Organo di valutazione dei manager della sanità pubblica. In ballo ci sono anche le sue presunte ingerenze nella nomine della sanità.
Oltre a Sciacchitano sono indagati Aldo Albano, provveditore dell’azienda sanitaria Villa Sofia-Cervello; Pietro Genovese, ex direttore amministrativo dell’Asp di Caltanissetta e direttore della Unità economico-finanziaria dell’ospedale Villa Sofia di Palermo, e dirigente della gestione finanziaria, del bilancio e della contabilità dell’Asp di Catania.
E poi ci sono gli imprenditori che avrebbe ottenuto commesse a sei zeri. Milioni e milioni di euro su cui si indaga. La sanità è un pentolone investigativo che ribolle.

