PALERMO – I mafiosi di Torretta si erano ripresi la scena e il potere, facendo da cerniera fra i boss del mandamento palermitano Passo di Rigano, a cui la famiglia di Torretta appartiene, e gli americani.
Cade, però, l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa contestata al sindaco Salvatore Gambino, che fu arrestato e il Comune sciolto per infiltrazioni. E neppure in subordine il voto di scambio politico mafioso: in ballo c’era l’ipotesi che la sua elezione fosse appoggiata dalla mafia.
Gli imputati e le condanne
Due anni fa il blitz. Oggi il verdetto emesso dal giudice per l’udienza preliminare Clelia Maltese. Queste le pene, tra parente le richieste dell’accusa: Calogero Badalamenti 7 anni (12 anni), Lorenzo Di Maggio 2 anni in continuazione con una precedente condanna (12 anni), Calogero Caruso 9 anni e 4 mesi (12 anni e 8 mesi, sono cadute due aggravanti, era difeso dall’avvocato Giovanni Mannino), Raffaele Di Maggio 8 anni e 8 mesi (13 anni e 4 mesi), Francesco Puglisi 7 mesi e 3 giorni (12 anni), Simone Zito 6 anni e 10 mesi (13 anni e 4 mesi), Giovanni Angelo Mannino 10 anni (12 anni), Ignazio Mannino 6 anni e 8 mesi (difeso dagli avvocati Giovanni Castronovo e Giuseppe Oddo, è caduta l’aggravante di essere il capo e promotore, per lui chiesti 13 anni e 4 mesi), Paolo Vassallo 1 anno (2 anni).
Gli assolti
Assolti Salvatore Gambino (difeso dall’avvocato Alessandro Campo, 11 anni e 4 mesi), Filippo Gambino (avvocato Pietro Sapienza, 10 anni), Calogero Zito (avvocato Angelo Barone, 12 anni), Natale Puglisi (11 anni e 4 mesi, difeso dall’avvocato Domenico La Blasca), Natale Puglisi, classe 1966 (avvocato Salvatore Petronio, 6 anni).
Nel piccolo paese con poco più di quattromila abitanti in provincia di Palermo c’erano fazioni in perenne conflitto. Tra i personaggi chiave gli investigatori individuano Raffale Di Maggio, figlio dello storico capomafia Giuseppe, deceduto nel 2019.
I rapporti con gli scappati
L’inchiesta coordinata avrebbe svelato i presunti rapporti con gli Inzerillo, i boss scappati in America durante la guerra di mafia degli anni Ottanta e poi rientrati a Palermo.
I fratelli Francesco e Natale Puglisi (l’accusa per lui non ha retto ed è stato assolto) si sarebbero messi a disposizione di un emissario della mafia americana. Quando venne in Sicilia, nel 2018, lo accolsero con tutti gli onori, mettendogli a disposizione una villa di lusso con piscina a Mondello e cinque grammi di cocaina per dargli il benvenuto. Poi lo accompagnarono ad un incontro in un altro piccolo paese della provincia, Baucina.
Gli americani meritavano rispetto. Quando la sera del marzo 2019, a Staten Island (New York), fu Frank Calì, boss del clan Gambino, ci fu grande fibrillazione. Trascorse del tempo per capire che non era un delitto di mafia, ma opera di un balordo. Si temette una guerra con forti ripercussioni anche in Sicilia e i boss di Torretta mandarono qualcuno oltreoceano per verificare cosa stesse accadendo.