Il nuovo Totò Cuffaro – al centro delle polemiche, da condannato per mafia, con la sua Dc, per l’appunto, Nuova a sostegno del candidato sindaco di centrodestra, Roberto Lagalla – giura di non avere niente a che fare con il vecchio Totò Cuffaro. Rieducato dalla pena che ha scontato, ma pure diverso nell’aspetto morale, così si descrive, come ha detto ai cronisti, a margine della conferenza stampa di presentazione di ‘Nessuno tocchi Caino’.
“Non vogliamo assessori”
“Se la lista della Dc Nuova avrà il 7-8% avrà un ruolo in Consiglio comunale a Palermo, se non farà il 5% sarà fuori – queste le sue parole -. Non vogliamo assessori, lo dico fin da adesso. A me interessa rifare la Democrazia cristiana, che vuole un voto libero, ideale e senza prebende, degli assessori non me ne frega niente. Se avessi voluto avrei scelto un assessore come hanno fatto gli altri partiti: perché non ci credo più che il potere porti voti, perché se fosse vero io dovrei prendere due milioni di voti per quello che ho gestito e invece non li ho, perché tutto quello che ho fatto di potere è svanito, non esiste più: mi interessa il voto ideale”. Quasi un’abiura.
“Ho sbagliato tutto”
E ancora: “Io ho sbagliato tutto, ho distribuito prebende, ho fatto l’uomo di potere. Nel passato piuttosto che coltivare l’aspetto ideologico dei partiti ho coltivato l’aspetto di scambio elettorale: per questo devo pagare un prezzo, questi sono gli errori che ho commesso e sono gravissimi perché ho alterato il giusto corso del rapporto elettorale. Io questo non lo voglio fare più, perché se avessi scelto di farlo mi sarei preso un po’ di deputati e li avrei candidati e invece nella lista della Dc Nuova sono tutti ragazzi che non hanno mai fatto politica”. Una dichiarazione di rinnovamento che ognuno potrà valutare. E che segue giorni di polemiche furibonde sul rapporto tra condannati per mafia e politica. L’ultima in cronaca è lo scontro sugli assessori, con botta e risposta. Un clima rovente che non può lasciare dormire sonni tranquilli all’ex rettore Lagalla. In campagna elettorale – a prescindere dalle sacrosante riflessioni delle vittime di mafia – ogni strale diretto a Cuffaro e a Dell’Utri, alla fine, colpisce lui.
Il ‘sondaggio della discordia’
Oggi, la giornata politica è stata movimentata dai sondaggi. Il sondaggio del ‘Corriere’ che prevede un testa a testa Lagalla-Miceli e quello che, come abbiamo raccontato, è rimbalzato dallo staff di Lagalla che vedrebbe il netto successo dell’ex rettore al primo turno. La pensa così pure Toto Cordaro, assessore e uomo di centrodestra: “Sono impegnato a tempo pieno e non vedo problemi per la vittoria al primo turno. Secondo me ci saranno tre liste, Forza Italia, Fratelli d’Italia e quella per Lagalla sindaco, che andranno oltre il trenta per cento. Almeno altre cinque liste saranno sul cinque per cento e sono sicuro che non ci sarà voto disgiunto”. Ma, nel centrodestra, qualche dubbio serpeggia.
“Puzza di comitato d’affari”
Dal canto suo, il centrosinistra rincara la dose. “A Palermo sono in arrivo il miliardo di euro già approvato per il cantiere del tram, i fondi del Pnrr e molti altri quattrini: sento puzza di comitati d’affari – attacca il candidato a sindaco dell’area progressista Franco Miceli -. È inquietante, alla luce delle risorse che stanno per arrivare a Palermo e che sono il principale strumento perché la città possa risollevarsi, che la coalizione che sostiene Lagalla, sia ispirata da un signore che scende da Milano per ricevere i maggiorenti del centrodestra incluso il presidente della Regione e che fa un endorsement a Lagalla. E mi riferisco a Marcello Dell’Utri. Penso anche che, e va detto a chiare lettere, che un uomo condannato per aver favorito Cosa nostra e che lo Stato ha interdetto dai pubblici uffici in perpetuo come Cuffaro non debba occuparsi di politica, occuparne la scena né tantomeno vantarsi di avere una sua assessora nell’ipotetica giunta di Lagalla, qualora vincesse”.
L’acclamazione e le polemiche
Tornando a Cuffaro: l’ex governatore, condannato per favoreggiamento a Cosa nostra, qualche giorno fa ha vissuto il suo momento di gloria, per l’ufficiale rientro politico-pubblico, alla presentazione della sua lista. Un ritorno in grande stile che ha rinfocolato le polemiche. Maria Falcone, sorella di Giovanni, ha dichiarato in occasione del trentennale delle stragi: “Questa terra ha avuto una politica collusa. Ricordiamo Lima e Ciancimino. Non si può permettere a un candidato politico di qualsiasi corrente di avere come sponsor un personaggio il cui passato non sia adamantino. Non ci deve essere alcuna macchia Non ho niente da dire contro Cuffaro o Dell’Utri. Hanno scontato la pena. Ma non sono adamantini e limpidi”