PALERMO- Non si poteva non esserci, per fatto personale. Non si poteva disertare questa acchianata sui gradini per l’uomo dei sogni che ci portò a un passo dal cielo che, adesso, è diventato il suo campo di gioco. Zona stadio, un posto provvidenzialmente libero.
Nell’aria soffia l’eco quei gelsomini siciliani che ci sono sempre in tutte le storie di amore e di addio. Il Castello, lassù, illuminato dalla luna, si staglia magnifico e sembra quasi a portata di mano. La serata è tersa, in uno splendore di vetri a primavera. La struggente bellezza di Palermo somiglia a una réclame di Dio.
Non si poteva non esserci. E infatti ci sono ancora quelli che non c’erano stati. Ci siamo. Per salutare Totò che ci ha portati qui, da pifferaio magico della generosità. Abbiamo seguito la melodia delle notti magiche, inseguendoooo un gol, trascinati dall’ugola di Bennato-Nannini e dalla memoria.
Abbiamo compiuto la nostra breve acchianata, fino alla pancia dello stadio ‘Barbera’. Abbiamo salutato un ragazzo semplice che si è fatto volere bene. E il succo dell’affetto è proprio questo: Totò Schillaci era voluto bene da chi lo aveva conosciuto, per la sua genuina fisionomia.
Non si poteva non esserci, nella stanchezza del dolore che prende i più vicini. Dopo avere abbracciato i tanti che hanno deposto uno sguardo e qualche secondo di gentilezza, è normale sentirsi stremati, fiaccati. Come una squadra familiare che non ha mai smesso di correre.
La corsa in ospedale. La corsa per dribblare curiosità, alle volte garbate, alle volte moleste. La corsa dell’angoscia: dottore che dice? La corsa di un epilogo. Un giorno, ti fermi e l’assenza ti viene addosso, nel silenzio. Un tackle. Ma ricordi e resisti. Per amore. Per il legame che rimarrà, oltre il saluto finale.
Eccoti, Totò, nella foto sistemata sopra un tripudio di sciarpe colorate. Eccoti nella versione ‘occhi spirdati’, una moda di quei benedetti anni Novanta, e nell’effigie più contemporanea. Non si può sostare troppo, per lasciare spazio. Le regole vengono rispettate grazie a una impeccabile vigilanza. Un segno della croce. Un bacio a fior di labbra. E si procede nella notte.
Avanza la notte dei ricordi su Palermo, ma era già la luna di ieri. Oggi, il grande Totò Schillaci segnerà il suo ultimo gol in Cattedrale. I funerali saranno gremiti. Ogni silenzio commosso manderà un bacio dagli spalti. Ogni cuore sventolerà con la sua bandiera.