PALERMO – La giunta, il vicesindaco, il presidente del consiglio comunale ma anche i presidenti delle commissioni e perfino i dirigenti. L’elezione di Roberto Lagalla a primo cittadino di Palermo ha messo in moto, sin da subito, il risiko delle trattative per i posti di governo e sotto governo della quinta città d’Italia. Lunedì prossimo alle 9.30 si terrà la cerimonia di insediamento, ma intanto fervono le trattative nella neo maggioranza di Palazzo delle Aquile.
In questo momento impazza il totonomi dentro e fuori i partiti. Le postazioni più ambite sono quelle del vicesindaco e del presidente del consiglio comunale e a contendersele sono Forza Italia e Fratelli d’Italia che la prossima settimana incontreranno Lagalla. Il problema è capire quali saranno le proposte, specie in casa azzurra: perché se in campagna elettorale i galloni di vicesindaco sono stati promessi a Francesco Cascio, ritiratosi all’ultimo per mantenere compatto il centrodestra, adesso alcuni big preferirebbero che il partito puntasse sullo scranno più alto di Sala delle Lapidi; un problema non da poco e che sta generando enormi tensioni. “La presenza di Cascio in giunta faceva parte dell’accordo ed era considerata fuori quota” dice a taccuini chiusi un dirigente azzurro, mentre altri puntano il dito contro la performance non proprio brillante del candidato di Cascio in lista, fermatosi sotto quota 400 preferenze: il sospetto, nutrito da molti, è che i voti sarebbero invece confluiti sul leghista Alessandro Anello.
Il punto è che i posti non bastano: in lizza per l’ingresso in giunta ci sarebbero anche Andrea Mineo, non candidatosi e che ha portato in consiglio Natale Puma, Rosi Pennino, vicina a Micciché e che rappresenterebbe la quota rosa necessaria, ma anche il gruppo di Edy Tamajo che al momento tiene coperte le carte e non fa trapelare possibili profili. E se Cascio diventasse vicesindaco, Forza Italia dovrebbe anche rinunciare alla poltrona di presidente del consiglio a cui sembra destinato, invece, Giulio Tantillo, storico nome azzurro alla sua quinta elezione consecutiva, o in alternativa Ottavio Zacco, vicino a Tamajo e fresco di record come più votato in città. “Il partito chiederà la presidenza del consiglio – assicura uno dei big azzurri – Non può entrare in giunta chi non ha contribuito al risultato della lista”. Anche perché, se ai berlusconiani toccasse il ruolo di vicesindaco, anche Tantillo potrebbe entrare in partita.
Non va meglio in Fratelli d’Italia, dove sono in tanti ad aspirare a un posto al sole: se i meloniani dovessero optare per il ruolo di secondo in giunta, toccherebbe a Carolina Varchi che manterrebbe anche il posto al Parlamento nazionale; se invece in Forza Italia dovesse spuntarla Cascio, a quel punto in Fdi ambirebbero alla presidenza d’Aula sia Giuseppe Milazzo che Francesco Scarpinato. Più complicata la posizione dei musumeciani che in consiglio hanno comunque eletto due consiglieri: “Abbiamo letto della nomina di Alessandro Aricò ad assessore regionale dai giornali – dice un meloniano – Adesso non possono chiedere anche un posto in giunta comunale”.
La delega al Bilancio dovrebbe andare a un tecnico di fiducia di Lagalla, mentre c’è una gran confusione nella terza lista, quella in cui sono confluiti renziani, uomini vicini a Toto Cordaro e fedelissimi di Lagalla: non è un partito e quindi le singole componenti dovranno trovare la quadra non solo per indicare l’assessore, ma anche il capogruppo e l’impresa non si annuncia facile. Nella Lega in tanti scalpitano, anche se il designato è Pippo Fallica, così come non è chiaro su chi alla fine punterà la nuova Dc di Totò Cuffaro: Antonella Tirrito o la capolista Nuccia Albano. Rebus anche sulle altre liste rimaste fuori dal consiglio, da Saverio Romano (sotto il 3,5% fissato in campagna elettorale come risultato minimo) a Totò Lentini passando per l’Udc, visto che c’è chi non vorrebbe riconoscere loro alcuna poltrona.
Tra i corridoi di Palazzo delle Aquile però si inizia a parlare anche dei dirigenti. Lagalla dovrà decidere se confermare o meno il segretario generale (e direttore generale) Antonio Le Donne, anche se pesano la vicenda del piano di riequilibrio e la non brillante performance del Comune nella vicenda dei presidenti di seggio. Per lo stesso motivo sembra pronto un valzer di burocrati, anche per non ripetere scene simili in occasione delle Regionali d’autunno. La casella più ambita è quella del Capo di Gabinetto, anche se la rosa dei possibili nomi non è così ampia: i dirigenti sono pochi e quelli considerati più vicini all’amministrazione uscente di centrosinistra partono in svantaggio.