Ma Il SinnacoLagalla che fa? Così disse, alzando gli occhi al cielo, un palermitano qualunque, inciampando, con la macchina, in una buca stile fossa delle Marianne. Ormai Leoluca Orlando e Giusto Catania sono il passato remoto di Palermo, dal giorno dopo le elezioni. Non contano i battiti dell’orologio, vale di più la percezione del nuovo che scaccia il vecchio. Un tempo psicologico che esprime lontananza assoluta. Ecco il perché di quelle verosimili imprecazioni verso il nuovo, anche se non ha ancora avuto il modo di mettere mano alle macerie del vecchio. E il sindaco, Roberto Lagalla, lo sa benissimo. Così si adopera come se tutto lo riguardasse, perfino i pasticci che (ancora?) non ha provocato.
Ieri, per esempio, ha diramato la suddetta dichiarazione: “Tengo, prima di tutto, a scusarmi con i cittadini palermitani che in queste ore stanno subendo disservizi a causa dell’attacco hacker che ha colpito nei giorni scorsi il sistema informatico del Comune di Palermo. Sto seguendo passo dopo passo il ripristino dei sistemi, sul quale i tecnici sono impegnati alacremente per provvedere, quanto prima, alla risoluzione dei problemi. L’obiettivo è quello di azzerare il prima possibile i disservizi ai cittadini e dare la possibilità al personale dell’amministrazione comunale di poter lavorare a pieno regime”. Dice: ma che c’azzecca se il fatto viene da un’altra era? Perché si scusa? Intanto perché è il sindaco, come il mister del calcio, quello che c’azzecca sempre. E poi perché è una strategia di comunicazione: ora ci sono io e non ha importanza niente altro, nemmeno chi c’era prima di me.
Già, ma il nuovo inquilino delle stanze supreme di Palazzo delle Aquile che fa? Come si conduce l’uomo che, per storia e capacità di mediazione, sembra avere più di un incrocio con il suo predecessore. Infatti, proprio il non ancora SinnacoLagalla, di Leoluca Orlando, aveva detto: “Abbiamo una formazione ideale e una genesi con tratti che si sovrappongono. Ma ognuno possiede le sue caratteristiche. Spero di avere la stessa capacità di cambiamento che ha caratterizzato lui all’inizio della sua esperienza”. E il saluto dell’uscente al subentrante è stato molto più istituzionale, dell’anatema dell’ex assessore Catania.
Roberto Lagalla, sindaco di Palermo – per rispondere alla domanda di quel palermitano indispettito – studia, vede gente, telefona… Sta approfondendo tutti i guai che conosceva, da candidato, e che la città gli presenterà, da amministratore, con la richiesta incorporata: ora, pensaci tu. Sta spulciando le carte, sta riflettendo sia sulla giunta che sulle emergenze da affrontare. Incontra tante persone, come è ovvio, e ha continui scambi di comunicazioni con Roma, dove dovrebbe recarsi a giorni. Il motivo?
Ancora una volta citiamo le parole del protagonista con la fascia tricolore: “Bisogna cominciare certamente dal riassetto della drammatica situazione economica del comune di Palermo. Il piano di riequilibro con lo Stato è in questo momento in una fase di stallo. Occorre verificarlo attraverso il riavvio di un rapporto con il governo nazionale e immagino di poterlo fare subito dopo il mio insediamento”. Si tratta di soldi, di picciuli, insomma. In mancanza dei quali, sarà quasi impossibile non andare a sbattere contro una cocente delusione in più. E, francamente, in buche, bare insepolte, munnizza e quant’altro si vuole, con grande pena, avremmo già dato. (Roberto Puglisi)