PALERMO – Regge in appello la ricostruzione della Procura della Repubblica e arrivano sei condanne. Sotto processo c’erano i presunti componenti della cellula di un’organizzazione che gestiva la permanenza in Italia dei migranti giunti dalla Libia e poi ne curava il trasferimento in altri Paesi europei. La sentenza è quarta sezione della Corte d’appello presieduta da Mario Fontana.
A 6 anni è stato condannato Tesfahiweit Woldu, 6 anni e due mesi per Samuel Weldemicael, 5 anni a Mohammed Salih, un anno e quattro mersi Matywos Melles, uno anno e sei mesi a Yared Afwerke. Tre anni e mezzo è la pena inflitta a Nuredin Atta, a cui sono state concesse le attenuanti generiche.
Atta è il primo collaboratore di giustizia fra i trafficanti di esseri umani. Le sue dichiarazioni, raccolte dal procuratore aggiunto Maurizio Scalia e dai pm Calogero Ferrara e Claudio Camilleri, sono confluite nel primo processo che ha riconosciuto l’esistenza di un’organizzazione che sfruttava la disperazione per fare affari d’oro.