"Mancino ha occultato un reato" | Scure sulle parti civili - Live Sicilia

“Mancino ha occultato un reato” | Scure sulle parti civili

Totò Riina, foto d'archivio

Esclusi dal processo Salvatore Borsellino, le Agende rosse e Rifondazione comunista. Si aggrava l'accusa per l'ex ministro. Ecco le costituzioni di parte civile.

PROCESSO TRATTATIVA STATO-MAFIA
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PALERMOLa scure della Corte d’Assise si abbatte sulle parti civili. In tanti sono rimasti fuori dal processo sulla trattativa Stato-mafia. A cominciare da Salvatore Borsellino, il fratello del giudice assassinato dalle bombe di Cosa nostra. La sua costituzione di parte civile è stata respinta sia a titolo di presidente dell’associazione Agende Rosse, sia come fratello di una delle tante, troppe, vittime delle stragi mafiose.

Borsellino non ha nascosto la “rabbia per essere stato escluso dal processo sulla Trattativa di cui ho sempre sostenuto l’esistenza, quando tutti mi prendeva per pazzo”. Una rabbia composta che, soprattutto, non intacca il suo impegno antimafia che proseguirà, ha detto, “dentro e fuori dalle aule di giustizia”.

Fuori dal processo anche Addiopizzo, il partito della Rifondazione Comunista e i familiari di Salvo Lima. Le motivazioni sono diverse e il presidente della Corte, Alfredo Montalto, le ha lette nell’aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo. Il movimento delle Agende rosse è nato successivamente ai fatti del processo, anche considerando come ultimo atto della Trattativa l’arresto di Bernardo Provenzano. Addiopizzo, nel suo statuto, prevede la costituzione nei processi per mafia ed estorsione. Qui siano di fronte ad un altro reato, quello di attentato al corpo politico dello Stato. “Problemi” di statuto anche per Rifondazione comunista: troppo generico per circostanziarlo alle ipotesi di reato del processo.

Avrà esultato Marcello Dell’Utri. L’avvocato Giuseppe Di Peri ha così sintetizzato le ragioni della sua opposizione: il partito si pone come obiettivo finale l’abbattimento del capitalismo per uno stato in cui trionfi la libertà dell’individuo. Secondo l’avvocato Di Peri, “questo processo non è la sede opportuna dove dopo possano essere avviate battaglie politiche ed esclusive su temi, quali la libertà dell’individuo, che stanno a cuore a tutti”.

Motivazione uguale per l’esclusione di Salvatore Borsellino e dei parenti di Salvo Lima, il cui omicidio segnerebbe, secondo l’accusa, l’avvio della Trattattiva: “Non riscontrandosi, sulla base delle imputazioni, il nesso eziologico diretto tra il fatto e il danno a carico del parente”. Alla fine le uniche parti civili superstiti sono: Centro studi Pio La Torre, Comune di Palemo, Presidenza della Regione Siciliana, Presidenza del Consiglio dei ministri, associazione Libera, Associazione familiari vittime dei Georgofili.

Oggi è stato il giorno della nuova contestazione per Nicola Mancino. Più che una nuova aggravante, quella formulata in aula dal procuratore aggiunto Vittorio Teresi (accanto a lui i pm Nino Di Matteo, Francesco Del Bene e Roberto Tartaglia) è stata una precisazione del capo di imputazione contestato all’ex ministro. La precisazione – come ha spiegato lo stesso pm – consiste nella contestazione di avere negato di conoscere le vicende della Trattativa con la finalità di occultare il reato contestato agli imputati”. E cioè l’attentato al corpo politico dello Stato. In fase preliminare a Mancino era stata già contestata l’aggravante di avere reso una falsa dichiarazione “al fine di assicurare l’impunità agli altri esponenti delle istituzioni”. Ora si è aggiunta anche l’ipotesi che le sue presunte bugie abbiano occultato il reato.

Secondo i difensori dell’ex ministro dell’Interno, gli avvocati Nicoletta Piergentili e Umberto Del Basso, si tratta di una modifica del capo di imputazione. Ecco perché hanno chiesto alla Corte, che ha dato il via libera, di notificare a Mancino il verbale dell’udienza che contiene la “precisazione” dell’accusa.

In aula oggi c’erano solo mafiosi. I rappresentanti dello Stato sono rimasti a casa. Tra gli assenti, anche Massimo Ciancimino che a Pagliarelli è rinchiuso, da alcuni giorni, con l’accusa di essere la mente di una serie di società che evdaveano le tasse, spostando gli affari all’estero. I suoi legali, gli avvocati Roberto D’Agostino e Francesca Russo, hanno cercato, senza successo, di fare escludere come parte civile l’ex capo della Polizia Gianni De Dennaro che, secondo l’accusa, Ciancimino jr avrebbe calunniato.

Collegati in videoconferenza c’erano i boss Totò Riina (che ad un certo punto ha avvertito un malore e ha lasciato, con i suoi piedi, la sala del carcere di MIlano Opera), Leoluca Bagarella, Giovanni Brusca e Antonino Cinà.

 


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