Le domande per Napolitano | Oggi è il giorno del Presidente - Live Sicilia

Le domande per Napolitano | Oggi è il giorno del Presidente

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano

I quattro pubblici ministeri titolari dell'accusa hanno messo per iscritto, durante una lunghissima riunione che si è svolta ieri mattina in Procura, tutti i quesiti da porre al presidente della Repubblica.

PALERMO – Non è mai accaduto prima. Un presidente della Repubblica sentito come testimone in un dibattimento. In passato era successo per altri due ex inquilini del Colle, ma quando erano ormai senatori a vita. I pubblici ministeri del processo sulla trattativa tra la mafia e lo Stato hanno convocato Giorgio Napolitano mentre il capo dello Stato è ancora in carica. E la Corte d’assise di Palermo ha dato il via libera.

L’elenco delle domande è stato messo a punto nel corso di una lunga riunione fra l’aggiunto Vittorio Teresi e i sostituti Nino Di Matteo, Roberto Tartaglia e Francesco Del Bene. Ci sarà anche il facente funzioni di procuratore, Leonardo Agueci, che, però, non farà domande. L’udienza inizierà alle dieci di oggi. Dopo giorni di accese polemiche e contrasti si entrerà nel vivo. Al Quirinale ci saranno, oltre ai cinque pm e ai giudici, gli avvocati delle parti civili e dei dieci imputati. Questi ultimi resteranno a casa o nelle celle dove sono rinchiusi. Non ci saranno neppure i giornalisti. Il Quirinale, infatti, ha detto no alla stampa, facendo venire meno anche l’ipotesi di un video collegamento.

Sul piatto innanzitutto ci saranno le domande sulla lettera del giugno 2012 in cui il consigliere giuridico del Colle, Loris D’Ambrosio, si definiva amareggiato per le polemiche sulle telefonate intercettate tra lui e Nicola Mancino. D’Ambrosio allora decise di dimettersi. Un mese dopo sarebbe morto, tradito dal cuore. Nella missiva D’Ambrosio accennava a “episodi del periodo 1989-1993” e manifestava il suo “timore di essere stato considerato un ingenuo e utile scriba di cose utili a fungere da scudo per indicibili accordi”.

Anche Napolitano aveva scritto una lettera. Alla Corte d’assise di Palermo disse che nulla aveva da aggiungere perché nulla di più di quanto contenuto nella missiva aveva saputo dal suo consigliere. I pm, però, insistettero sulla necessità di convocarlo e si è arrivati all’udienza di domani.

Nella sua ordinanza il presidente della Corte, Alfredo Montalto, sostenne che “la superfluità o irrilevanza della testimonianza deve essere valutata sui fatti oggetto dell’articolato e non in relazione a quello che il testimone sa dei fatti”. Come dire, il contraddittorio del dibattimento non poteva essere eluso.

Nel frattempo il parterre di coloro che potranno fare domande a Napolitano si è allargato, includendo il legale di Totò Riina. Lo Corte d’Assise, infatti, ha accolto l’istanza dell’avvocato Luca Cianferoni. In questo caso, le domande dovranno concentrarsi su quanto accadde fra il 1993 e il 1994, e cioè su temi ben diversi dalla vicenda D’Ambrosio. La richiesta del legale di Riina ha fatto seguito al deposito da parte dei pubblici ministeri di documenti riservati del Sismi. In quegli anni venne lanciato l’allarme su possibili attentati ai danni dello stesso Napolitano e dell’allora presidente del Senato, Giovanni Spadolini. Le eventuali risposte però, e lo ha sottolineato lo stessa Corte d’Assise, viste le prerogative costituzionali di cui gode il presidente della Repubblica, dipenderanno dalla stessa disponibilità del capo dello Stato.


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