Tre ore di astinenza dal fumo | La protesta dei tabaccai - Live Sicilia

Tre ore di astinenza dal fumo | La protesta dei tabaccai

La protesta a Gela

La protesta dei tabaccai a Gela: "Il governo ci ha messo nelle condizioni di non potere più mantenere neppure i nostri dipendenti non avendo più ricavi dalla vendita del tabacco e dagli altri prodotti dello stato, con le tassazioni che ci stanno distruggendo".

GELA – “Contro un governo che ci aumenta i costi e ci riduce i ricavi, lunedì mattina non vendiamo tabacchi per sciopero. Ci scusiamo con la gentile clientela”. Anche Gela ha aderito al secondo secondo giorno di protesta indetto dalla Fit, la Federazione Italiana Tabaccai scegliendo di non vendere sigarette ogni lunedì mattina per tre ore consecutive, dalle 9 a mezzogiorno. Chi stamattina non sapeva dello sciopero è uscito a mani vuote dagli oltre 30 tra rivenditori ufficiali di tabacco a Gela che esponendo un cartellone di protesta (nella foto) hanno aderito alla manifestazione di protesta.

“Condividiamo lo sciopero – dice Guglielmo Pepi, presidente provinciale di Caltanissetta della Fit – perché il governo ci ha messo nelle condizioni di non potere più mantenere neppure i nostri dipendenti non avendo più ricavi dalla vendita del tabacco e dagli altri prodotti dello stato, con le tassazioni che ci stanno distruggendo. Il 75% del guadagno netto ritorna nella casse statali. A noi resta soltanto il 10% del ricavato della vendita delle sigarette mentre il 15% va alle case produttrici. Non sappiamo – continua – neppure con chi parlare. Eppure siamo la categoria più grossa in Italia con oltre 28 mila iscritti che muove l’economia dello Stato”.

“Continueremo a protestare – aggiunge Pepi – ad oltranza. Questo è solo un accenno. Potremmo decidere nel futuro di scioperare con la chiusura completa delle attività. Ciò comporterebbe il totale blocco delle attività giudiziarie perché produciamo anche marche da bollo. Non è nostra intenzione mettere in tilt il sistema giudiziario italiano, ma non possiamo permetterci di approvare silenziosamente queste manovre statali che ci fanno guadagnare in Italia la metà di quello che in Francia i nostri colleghi commercianti incassano nettamente”. A chi vende sotto banco, fingendo di aderire alla protesta il presidente Fit Pepi risponde così: “Accade sicuramente. Ma ne vale della loro sussistenza. Perché oggi mantenere un dipendente è troppo costoso perché siamo tartassati da tasse e costi vari di gestione”.

Pepi ha voluto ribadire l’importanza delle “nostre attività in città – dice. Ormai c’è una tabaccheria in ogni quartiere. Perché dal nostro lavoro passa la quotidianità dell’utenza e lo Stato, il nostro principale fornitore, ci fa guadagnare pochissimo. Ultimamente alcuni pacchi di sigarette costano pure di meno – incalza. Non vogliamo condannare l’abbassamento dei prezzi ma dobbiamo renderci conto della situazione economica”. Insomma, la vendita del tabacco oggi è un affare sempre meno redditizio: il proliferare del contrabbando, la sigaretta elettronica e la crisi hanno abbassato notevolmente i consumi delle sigarette.


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