PALERMO – Persino Maurizio Bernava, uno che di complimenti a Crocetta ne ha fatti davvero pochi, oggi su Twitter si è compiaciuto col governo, invitandolo ad andare avanti contro le “società utili solo a politiche affaristiche”. Il segretario della Cisl siciliana ha accolto positivamente la notizia della chiusura di Sicilia e-Servizi, la società partecipata che negli anni è costata montagne di soldi pubblici, e che il governo regionale adesso ha deciso di chiudere. L’annuncio dell’assessore al Bilancio Luca Bianchi è stato riportato oggi dai quotidiani locali.
“Chiudiamo Sicilia e-Servizi e rivediamo il sistema di gestione dell’informatica della Regione siciliana”. Così l’Ansa riassumeva la decisione presa dal governo di Palazzo d’Orleans e annunciata da Bianchi. La società che è partecipata al 51% dalla Regione, e per il restante da soci privati, ha gestito decine di milioni di euro costando alla Regione quasi 25 milioni di euro all’anno per la manutenzione di software e hardware. Ma non solo. Su Sicilia e-Servizi Senza sono anche confluiti fondi europei, appaltati direttamente. Almeno 150 milioni, riassumevano oggi i giornali, annunciando che su queste somme Bruxelles ha aperto un’indagine. Che potrebbe non essere l’unica, visto che un quotidiano oggi dava notizia che anche i pm palermitani intenderebbero vederci chiaro sulla vicenda.
L’Olaf, l’Ufficio europeo per la lotta antifrode, ha chiesto ”chiarimenti in merito alla congruità degli importi e di eventuali contratti di subappalto stipulati dal 2005 in poi, oltre che a dettagliate informazioni circa il bando di gara pubblico e le convenzioni stipulate con il socio privato”, scrive il capo degli ispettori Eddy Weyns. Proprio su impulso degli ispettori Olaf si è aperta la vicenda che ha portato alla scoperta del presunto “sistema Giacchetto”.
Gli ispettori europei vogliono vederci chiaro sulla congruità dei prezzi. Tema che per qualche aspetto è già stato analizzato dalla Corte dei conti, che per esempio si pronunciò sulle somme spese per la banca dati legislativa, condannando in primo grado il ragioniere generale Enzo Emanuele. Proprio su questo terreno si consumò uno scontro durissimo tra il superburocrate e l’allora assessore Gaetano Armao. Una delle tante polemiche che hanno girato attorno alla società. Come quella sugli stipendi d’oro dei dirigenti (sui quali puntò l’indice la commissione dì indagine dell’Ars che si occupò della partecipata), che poi sono ancora in carica, o quella per le maxi spese d’affitto per la sede, o la più nota, quella sui tanti parenti di politici transitati nelle fila della società.
”Rivedremo il settore informatico – dice Bianchi, – chiudendo e-Servizi e dando garanzie occupazionali ai 15 dipendenti nell’ambito del riordino delle partecipate: ma sempre nel rispetto dei reali fabbisogni, senza assunzioni in bianco”. In che modo? “Creeremo un ufficio speciale – afferma – che gestirà tutti gli appalti informatici e sarà alla dipendenze del dipartimento Funzione pubblica”.
La storia di Sicilia e-Servizi è lunga ed emblematica. E da tempo ormai attira l’attenzione dei media. La partecipata con i fondi Ue doveva formare personale regionale, in modo da far diventare autonoma l’amministrazione nella gestione dei servizi informatici. Formazione che invece non sarebbe avvenuta. Il risultato? La Regione dispone di software costosi che il personale non sa usare. In compenso hanno fatto molto discutere le assunzioni da parte della società di 124 esterni.
La goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso, secondo le ricostruzioni dei quotidiani, sarebbe stata la richiesta diun finanziamento di 2 milioni e mezzo per il trasferimento dei dati informatici della Regione dalla Val d’Aosta in Sicilia. Richiesa che avrebbe spinto Bianchi, Crocetta e l’assessore alla Funzione pubblica Patrizia Valenti a decidere la chiusura della società e ad avviare i controlli sull’azienda. Che è già stata al centro di scandali, casi e polemiche. Intanto, la società ha ancora un contenzioso aperto con la Regione: i soci privati chiedono 100 milioni per servizi resi e non pagati.