PALERMO – Imputazione coatta per Antonio Fiumefreddo. Lo ha deciso il giudice per le indagini preliminari Maria Paola Cosentino che ha respinto, per la seconda volta, la richiesta di archiviazione e imposto al pubblico ministero, entro dieci giorni, di contestare all’avvocato Fiumefreddo i reati di truffa e patrocinio infedele. A raccontare per primi il caso giudiziario sono stati i giornalisti de “L’Indiscreto”.
C’è, infatti, la professione forense esercitata dall’amministratore unico di Riscossione Sicilia al centro dell’inchiesta catanese. A denunciarlo è stato un appuntato scelto dei carabinieri, Salvatore Favara, in servizio ad Acicastello che al legale si era rivolto convinto di essere vessato dal suo superiore. Nel corso dei mesi, Fiumefreddo lo avrebbe via vai rassicurato sul buon sito delle indagini partite dalla sua denuncia. Ed invece il carabiniere, ad un certo punto, si accorse che “nessun elemento a carico del superiore era emerso dalle indagini”; che “nessuna denuncia e relativa integrazione erano stati presentati per gli atti vessatori che Favara riteneva di subire dal proprio comandante”; che “nessuna udienza era stata fissata per l’asserita definizione del provvedimento per mobbing-stalking”. Insomma, come scrive il giudice Cosentino, il comportamento di Fiumefreddo fu “poco lineare se non menzognero” , inducendo “Favara dapprima a conferirgli l’incarico professionale e poi a mantenerlo e quindi a versargli i relativi acconti”. Duemila euro in tutto. A tanto ammonta la presunta truffa commessa da Fiumefreddo.
Respingendo una prima richiesta di archiviazione, il giudice aveva ordinato al pm un supplemento di indagini. Innanzitutto, sono state sbobinate le conversazione registrate da Favara nello studio dell’avvocato. Il pm concluse la seconda parte di accertamenti, sostenendo che l’onorario pagato da Favara era “ampiamente giustificato” dall’attività professionale svolta da Fiumefreddo. Di avviso opposto il giudice.
E il patrocinio infedele? Favara disse pure di avere subito strane minacce telefoniche e per questo aveva chiesto a Fiumefreddo di presentare una seconda denuncia. Nel corso dei mesi il legale gli avrebbe fatto credere che le responsabilità del suo comandante stavano venendo a galla. Il giudice parla ora di ”false notizie” da parte del professionista. False notizie che alimentarono lo stress di Favara che finì per sbottare contro il suo comandante, meritandosi una valutazione negativa sul lavoro.