Truffe all'Unione Europea| Maxi sequestro di bar e auto - Live Sicilia

Truffe all’Unione Europea| Maxi sequestro di bar e auto

Il bar "Chantilly", finito sotto sequestro

Provvedimento nei confronti di Michele Giandalone, imprenditore di Corleone. La replica della difesa

PALERMO – La Dia di Palermo ha eseguito un sequestro di beni e conti correnti nei confronti di Michele Giandalone, 44enne, imprenditore originario di Corleone. Il provvedimento di sequestro è stato emesso dalla sezione Misure di Prevenzione del tribunale, su proposta del direttore della Dia, Giuseppe Governale, e della Dda.

Lo stesso Tribunale, a novembre del 2010, aveva ritenuto l’imprenditore “portatore di una pericolosità sociale generica” legata alla commissione di truffe, scoperte dalla Procura di Termini Imerese. Giandalone sarebbe stato coinvolto in una serie di frodi all’Iva comunitaria nel settore del commercio di auto. Verifiche fiscali svolte dalla Guardia di Finanza sulle sue società hanno inoltre accertato un’evasione di IRES e IVA di quasi 5 milioni di euro, parzialmente recuperati con l’emissione di decreti di sequestro per equivalente, e un debito fiscale di 17 milioni di euro. Per gli inquirenti è significativo un post pubblicato su Fb da Giandalone con un video-parodia dal titolo “La vita com’è”, in cui due comici palermitani recitavano la parte di due contribuenti che ricevevano cartelle esattoriali da Equitalia.

Mentre il primo si disperava, il secondo sbeffeggiava il Fisco poiché, essendo formalmente nullatenente, si sentiva inattaccabileGiandalone commentava con un amico di riconoscersi nel secondo personaggio (Mi si addice a pennello…Quello sono io ah ah…). Il debito con il Fisco, infatti, non gli aveva impedito di comprare, intestandola ad una sua società, una Porsche Macan. Il sequestro si basa su accertamenti patrimoniali compiuti dalla Dia per il periodo 1999-2008, basati sul suo bilancio familiare, sul suo tenore di vita e sui flussi finanziari che hanno evidenziato una netta sproporzione con i redditi dichiarati e quindi dimostrato la provenienza illecita dei capitali. 

La Dia ha dunque proceduto al sequestro: della società “Auto e passioni” s.r.l.; dell’intero capitale sociale e complesso dei beni aziendali della “Chantilly” s.r.l., nonché della “Chantilly 2” s.r.l., con sede legale a Palermo (si tratta dei bar all’interno del centro commerciale di via Ugo La Malfa e all’angolo tra via De Gasperi e via Strasburgo; di una Porsche Macan S del valore di quasi 90mila euro; di un’abitazione e 2 magazzini a Palermo e Corleone; di libretti nominativi ordinari, conti correnti bancari, depositi a risparmio, investimenti assicurativi e rapporti finanziari, tutti direttamente riconducibili a Giandalone o ai suoi familiari, per un valore complessivo in oltre 2 milioni di euro. 

La nota degli avvocati Domenico Trinceri e Giuseppe Farina: “Sostanzialmente è la duplicazione (seppur nella diversa veste formale di un sequestro in sede di misure di prevenzioni) di analoga iniziativa della Dia e della Procura del maggio scorso. Il 20 maggio 2019 il Tribunale per il Riesame, sulla base delle prove documentali fornite dai difensori, riconoscendo la piena legittimità dell’operato del nostro assistito ha disposto la revoca integrale del provvedimento di sequestro preventivo con conseguente restituzione del tutto. In questo modo le pasticcerie Chantelly dal 20 maggio hanno ripreso il loro ordinario funzionamento, dopo un breve periodo di amministrazione giudiziaria che aveva già portato ad un drastico ridimensionamento delle vendite e a diversi licenziamenti del personale. Dopo 4 mesi, sostanzialmente con le stesse risultanze già portate al vaglio del Gip ,e già confutate punto per punto in sede di riesame, viene riproposta dallo stesso organo investigativo della Dia analoga misura in un ambito differente, cioè quello della presunta attualità della asserita pericolosità sociale del Giandalone in relazione a condotte risalenti ad oltre 10 anni addietro. E sulla base di queste datate condotte, per le quali Giandalone ha pagato da tempo il suo debito con la giustizia, si prospetta la sua attuale pericolosità sociale e si ipotizza come illegittima l’attività delle pasticcerie Chantilly, dimenticandosi, però che La Corte di Appello di Palermo già nel 2015 ha decretato la non pericolosità sociale del Giandalone, revocando per intero la misura applicata in precedenza dal Tribunale. Dopo circa 4 anni da tale positivo pronunciamento , vengono nuovamente riproposte, con il presunto connotato di attualità …, vicende giudiziarie di oltre 10 anni addietro già vagliate in diverse sedi, per giustificare questa ennesima iniziativa. Iniziativa quest’ultima che rischia di vanificare, per le difficoltà note nelle gestioni affidate ad amministrazioni giudiziarie, una realtà imprenditoriale che in pochi anni ha fornito all’utenza palermitana un prodotto di eccellenza (diversi sono stati i riconoscimenti ricevuti dalle pasticcerie) dando un’opportunità lavorativa onesta a tanti padri di famiglia”.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI