PALERMO – “Non ho influito sulla nomina di Damiani, anche perché non potevo farlo”. Risponde così Ivan Turola ai pubblici ministeri di Palermo.
L’imprenditore milanese, considerato referente occulto della società Fer.Co srl, è uno degli indagati per il presunto giro di corruzione nella sanità siciliana.
Nelle carte dell’inchiesta si fa riferimento a una sua presunta mediazione per sponsorizzare la nomina di Fabio Damiani alla guida dell’Asp di Trapani. Turola sarebbe voluto arrivare a Gianfranco Miccich, tramite il fratello di quest’ultimo, Gugliemo. Il presidente dell’Ars, quando vennero fuori le conversazioni fra Damiani e l’imprenditore Salvatore Manganaro, smentì con forza di essersi mosso in favore di Damiani, che ha detto di non conoscere, e annunciò querele.
“Non ho rapporti di parentela con la famiglia Miccichè – mette a verbale Turola lo scorso fine luglio – ho avuto un’interlocuzione con Guglielmo Micciché… mi aveva chiesto Manganaro Salvatore, che avevo conosciuto per ragioni lavorative un paio di anni addietro, se potevo aiutarlo a capire se Damiani Fabio era nella lista dei dirigenti tra cui sarebbero state individuate le nomine per la dirigenza generali delle Asp siciliane”.
Damiani, Turola e Guglielmo Miccicichè si videro al bar Spinnato di via Principe di Belmonte a Palermo e qui, racconta Turola, il fratello del presidente dell’Ars “nemmeno aveva capito il nominativo e l’aveva confuso con il mio”. Nessuna ingerenza, dunque. Così sostiene Turola.