MISTERBIANCO – Una notte con i vestiti macchiati del sangue del fratello. La pistola in mano e i pensieri a quel gesto con cui ha distrutto una famiglia, la sua famiglia. Dieci ore è durata la latitanza di Luigi Consoli. I carabinieri lo avevano braccato e dopo aver messo a setaccio ogni possibile nascondiglio sarebbero arrivati anche al casolare dove aveva trovato rifugio. Questa mattina però sapendo che non aveva possibilità di sfuggire alla cattura ha iniziato a incamminarsi verso la tenenza dei Carabinieri: prima di arrivare al portone è stato fermato dai militari che lo hanno prima dichiarato in stato di fermo e poi gli hanno notificato l’arresto. L’accusa è di omicidio.
Ha raccontato quanto oramai era stato perfettamente ricostruito dagli inquirenti grazie agli interrogatori eseguiti ieri sera. La lite, l’affronto del fratello di vendere i gelati proprio sotto casa sua sapendo che “non doveva farlo”. Non è bastato l’avvertimento. Luigi è andato a casa, ha preso l’arma che detiene legalmente e ha sparato uccidendo Pippo. Il sangue è schizzato sui vestiti e, poi, ha fatto fuoco colpendo la cognata: Giuseppina Pappalardo è ricoverata al Garibaldi.
Una volta scattata la foto segnaletica, che entrerà nell’archivio dei carabinieri, Luigi Consoli è stato ammanettato e accompagnato al carcere di Piazza Lanza. Ora si trova rinchiuso in una cella, nelle prossime ore sarà effettuato l’interrogatorio di garanzia. Dovrà ancora una volta ripercorrere quegli istanti drammatici che lo hanno spinto ad uccidere un fratello. Quel movente che ha strappato a tre figli un padre e ad una donna un marito. E quello che fa più male è che la mano assassina sia “lo zio”. E ancora in via Pirandello rimbomba la voce della giovane diciottenne che con il padre riverso sull’asflato ha mormorato ai carabinieri “è stato lo zio Luigi”.