Ucciso a sprangate, domani autopsia e udienza convalida fermi

Ucciso a sprangate, domani autopsia e udienza convalida fermi

Dell'omicidio sono accusati tre ragazzi: uno ha appena compiuto 18 anni, gli altri due ne hanno solo 15
NEL RAGUSANO
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VITTORIA (RG) – Sarà conferito domani, a Catania e a Ragusa, l’incarico per l’autopsia sul corpo di Slimane Marouene, il tunisino di 30 anni ucciso a sprangate dopo la festa di Capodanno trascorsa all’interno della discoteca “La Dolce Vita” a Vittoria. Al mattino, presso il Tribunale dei minori sarà conferito il primo incarico, nel pomeriggio lo stesso incarico sarà conferito a Ragusa, per ciò che attiene la posizione dell’unico ragazzo maggiorenne coinvolto nel pestaggio che ha avuto un esito letale.

Dell’omicidio sono accusati tre ragazzi giovanissimi: uno ha appena compiuto 18 anni, gli altri due ne hanno solo 15. Dopo il fermo, i tre ragazzi hanno trascorso le prime due notti in cella, il maggiorenne nel carcere di contrada Pendente, a Ragusa, i due ragazzi nell’istituto penitenziario minorile, in attesa di essere trasferiti probabilmente nel carcere minorile di Bicocca a Catania.

I tre sono stati individuati e bloccati dopo qualche ora dal delitto; li inchioderebbero anche alcune testimonianze. Sono stati interrogati dal sostituto procuratore Silvia Giarrizzo e il più grande ha ammesso l’accaduto. I due minorenni sono assistiti da Antonio Brancaforte e Mario Mascolino; per il diciottenne è stata incaricata d’ufficio l’avvocato Isabella Linguanti.

La zona della “Fascia trasformata”, tra Scoglitti, Vittoria e Marina di Acate, è una polveriera. Qui vivono e lavorano molti immigrati con e senza contratto, spesso sono sottopagati e in un contesto di degrado, dove è maturato il delitto della notte di Capodanno in cui è stato ucciso il tunisino Slimane Marouene, 30 anni. Sarebbe stato letale un colpo di spranga alla testa, ma sarà l’autopsia a stabilire le cause. Probabilmente i tre ragazzi impugnavano ciascuno un’arma diversa: nell’auto sono state trovate due spranghe e un coltello a serramanico.

Nelle campagne desolate gli unici operatori sono i volontari del “Progetto presidio” della Caritas diocesana, con un team coordinato da Vincenzo La Monica che opera 5 giorni su 7. Accanto a loro ci sono l’associazione “Tetti Colorati” e la cooperativa Proxima e, da un anno, sono presenti le Suore carmelitane missionarie, che svolgono un’attività a favore dei più piccoli. C’è anche un presidio sanitario di Emergency. Almeno due dei giovani che a Capodanno hanno impugnato le armi avevano frequentato le attività del Presidio, oggi unico avamposto di civiltà nella Fascia trasformata.

“Questi ragazzi hanno partecipato alle nostre attività. Purtroppo – dice il direttore della Caritas diocesana Domenico Leggio – questi episodi tragici confermano la necessità di rafforzare la nostra presenza in quel territorio, in sinergia con gli altri attori. Anche se non è facile approntare interventi risolutivi a causa del contesto particolare in cui vivono, pieno di sofferenze e privazioni, noi continueremo con determinazione a offrire loro delle possibilità diverse rispetto al mondo in cui sono inseriti”.


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