L'ultimo messaggio ai siciliani nel nome dei martiri della mafia

L’ultimo messaggio ai siciliani nel nome dei martiri della mafia

Le parole di Papa Francesco

PALERMO – L’ultimo messaggio forte indirizzato da Papa Francesco ai siciliani era arrivato pochi mesi fa in modalità online.

Lo scorso ottobre il pontefice aveva ricordato i “testimoni e martiri” della nostra terra nel videomessaggio inviato per l’apertura dell’anno accademico della Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia “San Giovanni Evangelista” di Palermo.

“La teologia – disse – richiede e include la testimonianza fino al sacrificio della vita, al dono di sé attraverso il martirio. Questa terra conosce grandi testimoni e martiri, da Padre Pino Puglisi al giudice Rosario Livatino. Senza dimenticare i magistrati Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, e tanti altri servitori dello Stato”.

“Essi – continuò il Papa – sono ‘vere cattedre’ di giustizia, che invitano la teologia a contribuire, con le parole del Vangelo, al riscatto culturale di un territorio ancora drammaticamente segnato dalla piaga della mafia”.

“Non dimentichiamo questo – proseguì il pontefice -. Fare teologia nel Mediterraneo, dunque, vuol dire ricordare che l’annuncio del Vangelo passa attraverso l’impegno per la promozione della giustizia, il superamento delle disuguaglianze e la difesa delle vittime innocenti. Perché risplenda sempre il Vangelo della vita e il male venga respinto in tutte le sue forme”.

Il suo auspicio era che iniziasse un “laboratorio teologico e sociale del perdono, per una vera rivoluzione di giustizia”.

“E questa, mi piace dire – aggiunse il Papa -, è la vocazione della vostra Isola. Essa, però, è anche luogo dove si incontrano in armonia culture, storie, e volti diversi. Che impegnano la teologia a coltivare il dialogo con le Chiese sorelle d’Oriente che si affacciano anch’esse sul Mediterraneo”.

Due anni prima, nel 2023, Bergoglio ribadì “la totale inconciliabilità tra ogni organizzazione criminale, mafia, camorra o ‘ndrangheta, e il Vangelo“. Anche allora papa Francesco aveva inviato un messaggio alla Lumsa, nell’ambito di un evento in memoria di don Pino Puglisi. Ricordò che il parroco di Brancaccio fu ucciso perché “voleva togliere la sua gente, soprattutto i giovani, dalle grinfie della mafia”.

“La Chiesa non si stancherà mai di ribadire con forza che coloro che nella loro vita seguono questa strada di male, come sono i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono scomunicati“, aggiunse richiamando le parole che aveva pronunciato nella piana di Sibari il 21 giugno del 2014. La testimonianza di don Pino Puglisi “ci ha donato molte opere di bene e pace.

Quella pace che manca a tanti nostri fratelli e sorelle che portiamo nel cuore, come le popolazioni dell’Ucraina, di Israele e di Palestina. Non stanchiamoci di pregare per loro”.

L’8 luglio 2013, come prima visita pastorale ufficiale fuori dalla diocesi di Roma dal giorno dell’elezione, il Papa era andato a Lampedusa per incontrare un gruppo di migranti. Da una barca lanciò una corona di fiori nel punto dove si trova la statua della Madonna del Mare. Un luogo simbolo delle stragi nel Mediterraneo.

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