Le crude cifre danno Giuliano Pisapia in viaggio sicuro col 48 per cento e Letizia Moratti intorno al 41 per cento. Sarà ballottaggio nella capitale meneghina, eletta da Berlusconi sede fisica e morale della sua ordalia. Riguarda anche noi siciliani. In questa cronaca c’è odore di storia italiana.
Troppe volte Silvio da Arcore è stato dato per morto, dunque bisogna diffidare dai certificati di fine presunta. Resta il dato: Berlusconi e il berlusconismo ricevono un durissimo colpo nel loro luogo elettivo, secondo concretezza e immaginario. Forse Letizia Moratti riuscirà a rifarsi nella rivincita. Ma la tendenza politica è innegabile. Silvio Berlusconi conosce bene la potenza dei simboli e sa quanto essa sia sostanza. La sconfitta in casa è un cazzotto in faccia al suo carisma, visto che il premier su Milano aveva puntato moltissimo.
Non funziona più la vulgata anticomunista. Non funziona l’assalto all’arma bianca ai giudici. Ci sia contenuto o polvere dietro la solita facciata del berlusconismo, sia rivendicazione o propaganda, bisogna prendere atto che le urgenze del popolo si sperimentano altrove. Una buona amministrazione (o ritenuta tale) vale di più della carica a testa bassa contro le toghe rosse, ammesso che esistano. I numeri gocciolano dall’urna e segnalano punti di rottura plurimi e in controsenso. Il Pdl apre la vertenza con la Lega, mai soddisfatta di Letizia. Il Pd vince a Torino e a Bologna. Perde a Napoli, scavalcato al ballottaggio da De Magistris. E a Milano gonfia il petto con un uomo non suo. Se Berlusconi piange, Bersani non può ridere troppo, pensando al conto che gli presenteranno gli alleati. Al Massimo, un sorriso tirato.