Un giorno in Paradiso con Ciccio - Live Sicilia

Un giorno in Paradiso con Ciccio

Il ricordo del nostro fondatore. E un sogno.
L'ANNIVERSARIO
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3 min di lettura

(Oggi sono sette anni che il nostro direttore e fondatore, Francesco Foresta, non c’è più. Del tutto che ha rappresentato e che continua a rappresentare si parlerà oggi a Palazzo Steri, QUI IL DETTAGLIO. Quello che segue è il racconto di un sogno che a sua volta racconta il rapporto che legherà per sempre ‘Ciccio’ a LiveSicilia.it e ai suoi ragazzi)

Ciccio, ti ho sognato in Paradiso, l’altra notte. Appena mi hai visto, hai sorriso: “Chi è pacchionè, accapputtasti?”. La tua solita delicatezza. Ti ho mandato a quel paese, con uno scongiuro: “Sono in visita di cortesia”. Anche gli angeli si sono messi a ridere, coprendosi la bocca con le ali per mantenere il decoro.

Che strano il Paradiso del mio sogno, però. Era la redazione di un giornale. E, intorno, c’erano soltanto giornalisti. E tu giravi, scambiavi battute con tutti, con tutti scherzavi. Anzi, babbiavi. Uno ti rispondeva per le rime in toscano, con il suo vocione da baritono. Credo che fosse Indro Montanelli.

Insomma, in quel sogno, mi sono reso conto che ero capitato davvero in Paradiso, nella sezione dei giornalisti, di cui hai e abbiamo costruito un avamposto quaggiù. Dove, oltre le asprezze che sono richieste e le battaglie che devi combattere, conservi l’anima candida di un bambino. Questo è un giornalista, quando lo è davvero, uno che guarda il mondo, con stupore, da un oblò. E si lascia travolgere dall’umanità, senza avere la pretesa di imprigionarla in una definizione precostituita. Uno che dà metodo al racconto del mondo, con l’infantile serietà con cui i bambini giocano.

“E qui che pubblicate?”, ti ho chiesto. Mi hai risposto: “Qui pubblichiamo soltanto le notizie felici. Per esempio, hai vinto un milione al Superenalotto? Noi lo scriviamo. E’ nato un bambino? Noi lo scriviamo. Il Palermo ha vinto la Champions? Noi lo scriviamo”. “Scusa, ma qui, in Paradiso, che gliene frega di quello che succede da noi?”. “Pacchionello, ti trovo peggiorato e già non te la passavi bene. Non lo sai che tutta la bellezza del cielo si basa sulla felicità della terra?”. “E quelli che si amano tra lassù e laggiù?”. “Quelli non si perdono mai. Quelli si amano. Per sempre. Perché Dio ha creato l’amore eterno, come il suo cuore. Dio ci esce pazzo per l’amore. E pure io amerò per sempre e sarò amato per sempre”.

Mentre camminavamo in quel corridoio azzurro, tu fumavi il tuo sigaro. “Ma si può fumare?”. “Certo che si può fumare. Anche il Principale ama i sigari”. E dall’alto veniva una specie di scroscio. Il Principale è sicuramente un non fumatore, essendo eterno, tuttavia, forse, stava ridendo pure lui.

E mi portavi in giro. E continuavi a babbiare. Tu, Virgilio e Dante del sogno di una notte. E io ero felice, come quando salivi per le scale della nostra redazione e sbirciavo i tuoi capelli che sussultavano, prima di svelare la tua figura intera. E con noi, sì, babbiavi sempre. Come quando – una domenica – mi telefonasti all’alba. Io risposi velocemente, temendo di ascoltare il resoconto di una catastrofe, appena il tempo giusto per sentirti dire: “Sono al mare qui alle… (Maldive, credo, ma non ci giurerei). Mi sto annoiando e ho pensato di chiamarti prime di fare il bagno”. E io ti mandai a quel paese e sperai, con tutte le mie forze, che lo squalo di Spielberg, in trasferta, ti mangiasse per intero, lasciando, per educazione, gli occhiali.

E poi ti chiedevo, nel sogno: “Scusa, da qualche parte devono esserci mio padre e mio fratello. Dove sono che li saluto”. E tu ti facevi serio serio: “Li vedrai, non ora. Li vedrai quando sarai qui non da semplice visitatore. C’è tempo, Pacchionello”. E poi mi abbracciavi.

Mi sono svegliato tutto sudato, prima di mettere a fuoco. La libertà che cercavi sulla terra, caro Francesco Foresta, direttore, amico e maestro, noi ci sforziamo ogni giorno di realizzarla, andando avanti sulla strada che hai tracciato. Intanto ti ho visto in Paradiso e sono contento, Ciccio, anche se, francamente, non avevo dubbi. I nostri sogni sono soltanto l’altro nome del non perdersi mai.


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