PALERMO – Una nomina ogni quattro giorni. Più di centocinquanta, in poco più di seicento giorni. Gli ultimi, in ordine di tempo, sono Piergiorgio Gerratana e Antonio Fiumefreddo. Ma la storia dei primi ventidue mesi di Crocetta è una storia confusa e caotica. Di scelte e marce indietro. Di dipartimenti e rami dell’amministrazione bloccati. Di commissari spalmati come scaglie di grano sul piatto di ricco del “sottogoverno” siciliano. Come ai “bei tempi” di Raffaele Lombardo.
Un assessore al mese
“Il presidente dice di non gradire la ‘rimpastite’, ma ha cambiato un assessore al mese”. I numeri, danno ragione ad Antonello Cracolici. Si era partiti da una squadra “mista” nomi mediaticamente utili e di cognomi mediaticamente utili lo stesso (al di là dei giudizi personali, ovviamente). Nella sua prima squadra Crocetta schierava Franco Battiato, Antonio Zichichi, Nelli Scilabra, Patrizia Valenti, Ester Bonafede, Dario Cartabellotta, Linda Vancheri, Luca Bianchi, Nino Bartolotta, Mariella Lo Bello, Nicolò Marino e Lucia Borsellino. Di questi, ne sono rimasti solo quattro. Nel frattempo, sono subentrati la segretaria particolare di Crocetta, Michela Stancheris, l’ex candidata del Megafono Mariarita Sgarlata poi sostituita (e siamo davvero ai giorni nostri) da Piergiorgio Gerratana, poi ecco Giusi Furnari Luvarà, Ezechia Paolo Reale, Roberto Agnello, Nico Torrisi, Salvatore Callari, Giuseppe Bruno. Per qualche ora, aleggia anche la figura di Antonio Fiumefreddo. Ma mezza coalizione (Pd in testa) insorge. La nomina sfuma. Ma l’ex soprintendente con la passione per i giornali uscirà dalla porta per entrare dalla finestra, come vedremo. E siamo anche in questo caso davvero ai giorni nostri.
La fila al gabinetto
Il presidente si diverte. Cambia, sposta, sostiuisce. E il meglio lo dà nei suoi uffici di staff. Non si ricorda, a memoria, la sostituzione di cinque (cinque!) capi dell’ufficio di gabinetto in venti mesi, appunto. La prima fu Enza Cilia. Sarà solo l’inizio di un valzer che porterà su quella poltrona, nel breve giro di sei mesi Antonella Bullara (la Cilia nel frattempo transiterà nel gabinetto di Zichichi), Maria Mezzapelle, per anni tra le più strette collaboratrici dell’attuale segretario generale Patrizia Monterosso, infine Gianni Silvia. Quest’ultimo verrà poi chiamato alla guida del dipartimento Formazione: è il turno dell’ex capo della segreteria tecnica, Giulio Guagliano. E intanto, il vertice della segreteria tecnica è vacante. All’inizio a guidarlo era Stefano Polizzotto, che lascerà tra le polemiche per essere poi “ripescato” per un periodo come consulente del governatore. Nell’ufficio lavorano o hanno lavorato Mario Cusimano, Giancarlo Maria Costa, Doriana Fascella, Mario Puglisi, Salvatore Ragonese. Nell’ufficio di gabinetto, quello del “capo-giro”, ecco Rosario Cultrone (poi nominato anche commissario del Teatro di Messina), Loredana Lauretta, Cecilia Lombardo, Maria Pizzo, Grazia Terranova, e i due collaboratori che più di altri hanno curato la comunicazione istituzionale del presidente: Francesca Scaglione e Gaetano Montalbano (che riceverà anche un incarico di spicco nella società Seus-118). La chiamata in giunta di Michela Stancheris, la prima “segretaria particolare”, libera il posto al giovane senegalese Ndoye Moussa Djibril, affiancato da Alessandra Scimeca, Francesca Chiaramonte e Giovanni Giammarva. La “squadra” di Crocetta, tra governo e staff, sfiora già, nell’arco dei venti mesi, quota “50”.
I consulenti non bastano mai
Ma ovviamente, siamo solo all’inizio. Perché il presidente, come è giusto, deve far ricorso anche ad alcuni consulenti. Ci limitiamo ovviamente a quelli strettamente alle dipendenze del governatore: in venti mesi, Crocetta sceglie, come abbiamo già detto, Stefano Polizzotto. Poi ecco un gruppo di esperti per il “Patto dei sindaci”: un progetto che avrebbe dovuto portare cinque miliardi di euro in Sicilia e che finora si è rivelato un clamoroso flop. Nel frattempo, però, i siciliani hanno garantito i compensi di Rosario Lanzafame, Salvatore Lupo e Antonello Pezzini. Non finisce qui. Crocetta recupera come consulente l’ex capo della segreteria tecnica di Bianchi, cioè Salvatore Parlato (nominato anche nel cda di Irfis), Giuseppe Verde a capo del Sepicos (un organismo abolito perché inutile, anni fa, e in qualche modo riesumato), e Sami Ben Abdelaali tunisino finito al centro delle polemiche per la sua partecipazione al governo del dittatore nordafricano Ben Ali.
Il caos della Sanità
Nella Sanità, però, il governo Crocetta ha dato davvero il meglio. Che si tratti di commissari o di dirigenti generali, è comunque un caos. Anche politico, visto che le scelte avrebbero anche innescato quella sarà la rottura con buona parte del Pd, ormai conclamata. Insomma, ecco i commissari all’Asp di Caltanissetta Vittorio Virgilio, quello dell’azienda “Villa Sofia-Cervello” di Palermo Giacomo Sampieri (che si dimetterà a causa di un’inchiesta), quello dell’Asp di Ragusa Angelo Aliquò (che poi transiterà alla guida di Seus), dell’Asp di Enna Giuseppe Termine, dell’Azienda ospedaliera Policlinico di Palermo Renato Li Donni, dell’Asp di Siracusa Vittorio Di Geronimo, dell’Azienda Cannizzaro di Catania Paolo Cantaro, dell’Azienda ospedaliera Policlinico di Catania Ignazio Tozzo. Questo verrà poi sostituito dal Vito Di Geronimo (all’Asp di Siracusa tornerà Mario Zappia). Di Geronimo, considerato anche lui assai vicino al presidente Crocetta, finirà agli arresti, nel maggio scorso, durante l’operazione “Bad Boys”. In quella tornata Crocetta conferma al vertice dell’Asp di Palermo Salvatore Cirignotta. Su di lui, però, poco dopo si abbatterà il “presunto scandalo” dei pannoloni. Cirignotta lascia l’Asp, e al suo posto arriverà il magistrato in quiescenza Adlaberto Battaglia, poi Antonino Candela.
A quel punto è già partito il lunghissimo, complicato, farraginoso iter di selezione dei nuovi dirigenti generali della Sanità. Alla fine, i nomi ci saranno. Ma la fine non è mai la fine. All’Asp Agrigento si può insiediare Salvatore Lucio Ficarra, all’Asp di Caltanissetta va Ida Grossi, all’Asp di Messina va Gaetano Sirna, all’Asp di Palermo Antonio Candela, all’Asp di Ragusa va Maurizio Aricò, all’Asp di Siracusa Salvatore Brugaletta, all’Asp di Trapani Fabrizio De Nicola. Angelo Pellicanò (non) si insedierà all’Ospedale Cannizzaro di Catania, Giorgio Santonocito all’azienda ospedaliera Garibaldi di Catania, al “Papardo Piemonte” di Messina va Michele Vullo, al “Civico Di Cristina – Benfratelli” di Palermo va Giovanni Migliore; al “Villa Sofia Cervello” di Palermo va Gervasio Venuti. Infine ecco i manager designati per primi: Renato Li Donni al Policlinico di Palermo, Paolo Cantaro al Policlinico di Catania, Marco Restuccia al Policlinico di Messina. Ma anche in questo caso c’è qualcosa che non va. Sfuma la nomina di Mario Zappia: ci si accorge, infatti, dopo mesi di selezioni, che il manager non poteva ricoprire quel ruolo a causa di un rapporto troppo fresco con una struttura privata. Mentre per Paolo Cantaro e Angelo Pellicanò arriva la revoca: servono due pareri legali (uno contrario e uno favorevole) per arrivare alla conclusione che la nomina di due pensionati non era legittima. Presto, quindi, a questi nomi se ne aggiungeranno altri. Salta anche la nomina di Calogero Muscarnera a Enna. Anche in questo caso, il governo si accorge che il nuovo direttore non possedeva i requisiti richiesti.
Le rotazioni dei dirigenti generali
Appena arrivato, Crocetta sceglie subito di cacciare due dirigenti esterni come il capodipartimento della Formazione Ludovico Albert e l’ex ragionere generale Biagio Bossone. La “rivoluzione” di Crocetta parte da lì. Ed è puntellata, a dire il vero, da molti dei nomi che hanno segnato le ere Lombardo e Cuffaro. Così, ecco, il “primo giro”: al dipartimento Programmazione Felice Bonanno, alla Protezione Civile Vincenzo Falgares, all’ufficio Legale e Legislativo la conferma di Romeo Palma, agli Affari Extraregionali Maria Cristina Stimolo, al dipartimento Attività Produttive Alessandro Ferrara, al dipartimento Beni Culturali Sergio Gelardi, alla Ragioneria Mariano Pisciotta, al dipartimento Finanze e Credito Giovanni Bologna, Marco Lupo (anche per lui una conferma) al dipartimento Energia e Rifiuti; alla Famiglia Antonella Bullara, al Lavoro Anna Rosa Corsello (e ad interim anche alla Formazione professionale, poi la situazione verrà invertita), alle Infrastrutture Pietro Lo Monaco, agli Interventi Strutturali per l’agricoltura Rosa Barresi, alla Pesca Rosolino Greco ad interim anche per gli interventi infrastrutturali all’agricoltura, all’azienda forestale Giovanni Arnone, alla Sanità e pianificazione strategica Salvatore Sammartano, al Territorio e ambiente Vincenzo Sansone, all’Urbanistica Tano Gullo, al corpo forestale Vincenzo Di Rosa, al dipartimento regionale per il turismo Alessandro Rais, all’ufficio speciale autorità di certificazione Ludovico Benfante, all’audit Maurizio Agnese, Giuseppe Morale a capo del dipartimento Enti locali, Luciana Giammanco alla Funzione pubblica, e soprattutto, il “colpo di teatro”: Tano Grasso, simbolo dei movimenti antiracket, viene indicato come guida del nascente Dipartimento tecnico. Ma Grasso, quel ruolo non lo ricoprirà mai.
Pochi mesi dopo, nuovo balletto: il posto di Grasso viene affidato a Sansone (già all’Ambiente). Uno “spostamento” che porta con sé una serie di reazioni a catena. Il posto lasciato da Sansone, infatti, sarà ricoperto ad interim da Tano Gullo. Giovanni Arnone invece andrà alle Infrastrutture, dove prenderà il posto di Vincenzo Falgares. Quest’ultimo passerà al dipartimento della Programmazione, da dove, dopo diversi anni, andrà via Felice Bonanno, per andare al dipartimento della Pesca. Il posto lasciato libero da Arnone alle Foreste, verrà ricoperto da Pietro Lo Monaco. Movimenti anche all’assessorato alla Sanità: Ignazio Tozzo lascia la presidenza del Fondo Pensioni e approda al vertice del dipartimento per le attività sanitarie e Osservatorio epidemiologico. Al Fondo Pensioni, invece, va Rosolino Greco. Da capogiro. Ma non finisce qui, ovviamente. Maurizio Pirillo, infatti, ex capodipartimento all’Energia “trasloca” all’Urbanistica. Al suo posto arriverà Pietro Lo Monaco, l’ex assessore Dario Cartabellotta va al dipartimento della Pesca, poi anche al Lavoro. Felice Bonanno transita allo Sviluppo rurale. Ai Beni culturali arriva al posto di Sergio Gelardi, Rino Giglione, cugino del deputato Michele Cimino, passato alla corte di Crocetta. Infine, il Piano giovani spazza via il doppio incarico di Anna Rosa Corsello. Alla Formazione va Gianni Silvia, al Lavoro prima viene scelto Lucio Oieni, poi Crocetta si accorge di una possibile incompatibilità, e fa marcia indetro. Il dipartimento va ad interim a Dario Cartabellotta. Nei dipartimenti, insomma, è sempre un caos. E anche la Corte dei Conti bacchetta: “Tutte queste rotazioni danneggiano la Regione”.
Province, la riforma che ha fatto la storia (infinita)
Quantomeno, però, il presidente della Regione ha ottenuto l’epocale cancellazione delle Province. Come passare ai liberi Consorzi è ancora un’incognita. Ma di certo c’è che a guidare gli enti, adesso, sono i commissari scelti dal governo. Che, considerati i ritardi nel trasferimento delle competenze, probabilmente resteranno in sella ancora per un po’, dopo l’ennesima proroga. A Palermo arriva Domenico Tucci, a Siracusa Alessandro Giacchetti, ad Agrigento arriva Benito Infurnari e a Messina Filippo Romano. Come commissario di Enna viene scelto Salvatore Caccamo. Restano inizialmente in carica i quattro uscenti: Antonella Liotta a Catania (la prima, in ordine di tempo, nomina di Crocetta), Giovanni Scarso a Ragusa e Raffaele Sirico a Caltanissetta, Darco Pellos a Trapani. Quest’ultimo, poi, verrà sostituito da Antonio Ingroia. Una scelta utile, secondo il governatore, a dare un impulso alle indagini sul latitante Matteo Messina Denaro. Anche se un commissario della Provincia non somiglia, nemmeno in controluce, a un commissario di polizia. Per Ingroia, però, quella nel sottogoverno crocettiano è storia più stabile: prima viene scelto per la guida di Riscossione sicilia, ma il Csm dice no. Quindi ecco la carica di commissario liquidatore di Sicilia e-Servizi. Ovviamente, col suo arrivo, il governo si accorge che non aveva senso liquidare la società. Così adesso Ingroia ne è l’amministratore unico. Bisogna fare pulizia, manco a dirlo.
Dai fedelissimi ai giornalisti: il sottogoverno
Con le più classiche nomine di sottogoverno il governatore può dare fondo davvero alla fantasia. E i posti a disposizione sono vari e numerosi. Proviamo a dare notizia della maggior parte di questi, avvenute nel corso di questi 22 mesi, consapevoli di quanto sia facile perdere per strada qualche nome, qualche incarico. Proviamo, comunque. All’Ersu di Messina Crocetta piazza Lucio Oieni (quello che sarà dirigente generale per meno di un mese), all’Ersu di Palermo è il turno di Alberto Firenze. E ancora, Filippo Nasca commissario della Crias al posto di Maria Amoroso (Nasca è stato scelto anche commissario ad acta per la Fiera del Mediterraneo), Cecilia Calderaro commissario liquidatore della Fiera di Messina. Dario Lo Bosco, già presidente dell’Ast, confermato alla guida da commissario della Camera di commercio di Catania. Tra le polemiche, Alfonso Cicero, ex segretario particolare di Marco Venturi, è stato scelto come presidente dell’Irsap, Francesco Barbera nuovo direttore generale, mentre nel cda ecco Rosa Montalto, Flippo Ribisi, Giuseppe Russello e Rosario Andreanò. All’Irfis, invece, la scelta è caduta su Rosario Basile, patron della Ksm e presidente vicario di Confindustria Palermo, vicepresidente è Patrizia Monterosso. Il Segretario generale andrà a sedersi accanto a Salvatore Parlato, ex capo della segreteria tecnica dell’assessore all’Economia Luca Bianchi ed ex consulente del governatore. All’Istituto vino e olio invece Crocetta ha scelto addirittura un volto noto della tv (numerose le sue “ospitate” nei programmi Rai) come il medico Giorgio Calabrese, poi sostituito da Antonino Di Giacomo Pepe. Al Teatro di Messina, Crocetta ha deciso di piazzare un componente del suo ufficio di gabinetto: Rosario Cultrone (prima di lui, Maria Lucia Tano) Una “terna”, invece, è stata inviata al Consorzio autostrade siciliane. I tre commissari scelti sono Rosario Faraci, Francesco Vermiglio e Marina Marino. Giuseppe Geraci è invece il nuovo commissario dell’Iridas. Alla Fondazione orchestra sinfonica va Gianni Silvia, dopo Filippo Vitale. Ma non finisce qui. Alla Camera di Commercio di Ragusa va Roberto Rizzo (che sostituisce l’ex candidato della “Lista Crocetta” Sebastiano Gurrieri), all’Esa Francesco Calanna (nello stesso ente, confermato un altro cugino di Michele Cimino: Maurizio Cimino è il direttore generale), al Bellini di Catania Marcello Giacone, al Parco dei Nebrodi un mlitante del Megafono come Giuseppe Antoci, all’istituto zootecnico Giuseppe Russo, a Riscossione Sicilia va l’avvocato (anche dell’Irsap) Lucia Di Salvo. E nel “parco giochi” di Crocetta non potevano mancare, appunto, i parchi: alle Madonie va Erasmo Quirino dopo la “cacciata” di Angelo Pizzuto, Antonietta Maria Mezzaglia alla presidenza dell’Ente parco dell’Etna, Mauro Verace è andato al Parco dell’Alcantara per poi essere sostituito da Bruno De Vita. Siamo infine ai giorni nostri. Quando scopriamo dell’amore di Crocetta per i giornalisti. Di uno, sapevamo già: Antonio Fiumefreddo, dopo lo stop all’ingresso in giunta, viene indicato come guida del collegio dei revisori della società Patrimonio immobiliare, mentre Salvatore Parlagreco viene scelto per guidare il Cerisdi. L’ente più inutile del mondo, secondo il governatore, e buono solo “a organizzare matrimoni”. Ma la storia del nominificio di Crocetta è anche storia di miracolose resurrezioni e di misteriose sparizioni. Già, che fine ha fatto il dirigente generale del dipartimento tecnico Tano Grasso?