Questa volta la parte del titano la fa il Palermo che vince contro la vecchia signora a Torino dopo 47 anni, in quello stesso campo che l’anno scorso registrò un sonoro 5 a 0 per i bianconeri e che costò il primo esonero di Colantuono.
Vittoria meritata per la squadra di Ballardini all’Olimpico di Torino contro una Juve che non ha mai impressionato, a prescindere dall’inferiorità numerica in cui ha giocato buona parte della partita. Fin dall’inizio il Palermo mostra una supremazia territoriale accompagnata dai cori dei tifosi rosanero che spesso superavano quelli dei loro dirimpettai. La Juve non è mai pericolosa e anche lo spauracchio Amauri non fa più tanta paura, Carrozzieri e Bovo lo annullano. Quando il Palermo ha il pallone fra i piedi sa sempre dove indirizzarlo e a dimostrarlo anche il posseso di palla a favore dei rosa. Il primo gol nasce da uno schema perfettamene eseguito. Liverani lancia lungo sull’accorrente Cavani che batte di destro in porta. Super Gigi Buffon riesce a parare d’istinto ma nei paraggi c’è Fabrizio Miccoli nella novella veste di bomber. Fa uno a zero e sale in testa alla classifica marcatori della serie A. Il Palermo era già stato pericoloso grazie ai cross di Cassani e al gran movimento fatto da Cavani.
La Juve si butta in avanti, il Palermo aspetta e riparte e per poco Miccoli non fa il bis al 27′, ma l’attaccante pugliese zoppica ed è necessario il cambio. Ballardini decide di far entrare Migliaccio per irrobustire il centrocampo in fase di interdizione, spostando Bresciano sulla stessa linea di Cavani. Nella Juve entra Salihamidzic al posto di Mellberg. E’ il 38′ e un certo Amauri, a limite della difesa, si va a cercare il fallo. La punizione di Del Piero si infila alla sinistra di Amelia che, con un errore, al momento della battuta aveva fatto due passi verso il centro, forse aspettandosi la palla sopra la barriera, lasciando scoperto il suo palo. Col minimo sforzo la Juventus pareggia ma il Palermo non demorde, non subisce il calo e continua a giocare con Balzaretti e Cassani che offrono diversi cross in area dove Cavani si sbraccia senza fortuna. Ad agevolare l’attacco del Palermo l’espulsione di Sissoko che, già ammonito, entra con piede a martello su Migliaccio a centrocampo.
Nel secondo tempo cambia l’inerzia della partita. La Juve prova a vincere ma i suoi attacchi, con Marchisio, Amauri e ancora Del Piero su punizione, sono sterili. Intanto Bresciano non ce la fa più e Ballardini fa entrare al suo posto il giovanissimo, appena 19 anni, Levan Mchedlidze. Tatticamente non cambia niente ma Levan, al contrario dell’italo-australiano, è un attaccante vero e lo dimostra diventando punto di riferimento in avanti. Nonostante gli attacchi della Juve, il possesso palla è sempre del Palermo che appare solido. Partita bella, partita aperta a questo punto. Prima Amauri-Del Piero, poi Simplicio-Mchedlidze, provano a far gonfiare la rete senza esito. Ranieri rinforza la trazione posteriore facendo entrare Camoranesi per uno spento Poulsen. Continua ad attaccare la Juve, continua a resistere il Palermo. Al 30′ Levan fa le prove generali, agganciando palla in zona favorevole, azione giudicata però, maldestramente, come fuori gioco. Nel Palermo anche Nocerino dà forfait, al suo posto entra Giovanni Tedesco. La Juve cala il pallone d’oro Nedved per un deludente Giovinco. E su una ripartenza sull’attacco juventino, il solito Simplicio trova il tempo giusto per mettere Mchedlidze di fronte a Buffon. Il georgiano con la freddezza del grande attaccante piazza la palla all’angolo destro della porta. Neanche super-Buffon può fare nulla. Scoppia la gioia dei giocatori e dei tifosi sugli spalti. Il suo primo gol in serie A. Gli utlimi 15 minuti sono un forcing disperato della Juve e un Palermo, mai così solido, che riesce a difendersi sostenendo anche le ripartenze. E’ così che nel primo minuto di recupero rischia di fare anche il 3 a 1. Grande merito di Cavani che riesce ad addomesticare una palla difficile, alla destra della porta, fa fuori un paio di difensori, guarda in mezzo e la mette per Simplicio che in corsa, però, sbaglia completamente il tocco, facendo alzare la palla sopra la traversa, a due passi dalla porta. Forse sarebbe stato troppo ma certamente il Palermo ha meritato di vincere dopo essere stato padrone del campo. Ballardini s’è dimostrato, ancora una volta, bravo nel gestire la partita e i cambi. La squadra non ha mai mostrato, in tutta la partita, un atteggiamento dimesso o una sudditanza psicologica. A testa alta, anche quando è stata raggiunta, ha continuato a giocare come aveva chiesto Ballardini il giorno prima. Con la sua identità.