Ci vuole un presepe alla rovescia per salvare Palermo, non un sindaco. Ci vuole un bel “presebbio” classico alla Eduardo, con il borotalco a fingere la neve, con le palme fuori stagione, ma con protagonisti diversi. Non solo il Bambinello. Per una volta, tutti gli altri. In primo piano, il bue e l’asinello, relegati a comparse della sacra rappresentazione, con la genrrosità del fiato. Sulla scena, con più rilievo del solito, Giuseppe, il vecchio che si fidò del suo cuore e Maria, la ragazza che si affidò a un’apparizione angelica. Anche Palermo ha bisogno di seguire un angelo. E poi i pastori. Un pastorello che dia l’acqua per gli assetati. Un fornaio che riscaldi il pane per gli affamati. Un ragazzino che guidi un gregge altrimenti disperato con la saggezza della sua gioventù. Un fiume di stagnola per immaginare un approdo. Un cielo di carta argentata per alzare lo sguardo. Una scatola di scarpe per ricordarci la bellezza del paesaggio. I Re Magi per insegnarci che il viaggio è sempre nobile. Una grotta come riparo. Una stella cometa, per non fermarsi mai. Noi convividiamo questa festa di speranza con voi. Buon Natale.
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