Catania spacchetta il suo regalo: sotto l'albero c'è anche speranza

Catania spacchetta il suo regalo: sotto l’albero c’è anche speranza

I mali di sempre. Ma anche tanti episodi incoraggianti
L'AUSPICIO DI NATALE
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CATANIA – È nel racconto quotidiano della cronaca che, probabilmente, ci si distrae rispetto a quello che dovrebbe essere il tentativo di far emergere con ancora più forza le cose che funzionano. La narrazione del rosario di nera non è prioritario a tutti costi: ma è inevitabilmente un dovere morale rispetto ad una comunità che va informata in tutto ciò che accade. Senza nascondere nulla. Al cospetto di un territorio meraviglioso ma, al contempo, contraddittorio e pieno di emergenze. Ed anche a costo di apparire (involontariamente) come gli Scrooge di ogni giorno, il mestiere del cronista di strada (e di periferia) si scontra con tutto questo: in un perenne tentativo di equilibrare il racconto del bene e del male.

Quella di oggi è una Catania che prova a diradare le nebbie recenti della perenne instabilità e del dissesto. Che intende tirarsi fuori dal pantano delle sabbie mobili della criminalità spicciola e di quella organizzata (ben più pericolosa). Che in tempi recenti ha visto spammare la propria immagine per via della munnizza dappertutto. Ma è anche quella che tenta di recuperare la sua identità. Di farsi ammirare attraverso i propri talenti, i propri  artisti; di realizzare il sogno di tornare ai livelli calcistici di un tempo. Di dimostrare che i soldi investiti e spesi in opere pubbliche non hanno seguito la litania del luogo comune dei “soldi ammuccati dai politici”.

Sotto l’albero Catania spacchetta il suo dono. Ed ha idealmente trovato un pò di speranza. Quella che serve ad un territorio che da sempre sa aggrapparsi alla testimonianza dei suoi eroi, dei suoi santi e martiri. Degli esempi di chi ha costruito e servito per la comunità. In barba ai social che hanno provveduto a cannibalizzare ogni briciolo di memoria.

Catania ha necessità di mettere da parte quel disagio rovente che ha finito per determinarne in peggio il carattere: in quella che è divenuta una dimensione di estraniamento, quasi da esuli in patria. Occorre tornare all’esercizio smarrito della speranza. Perchè nei volti, negli interventi, nell’inerzia con cui il tempo si conduce: tanti catanesi hanno finito col rinchiudersi a casa propria scappando da qualunque responsabilità e confronto. Sembrano aver rassegnato silenziosamente le dimissioni da cittadino. 

Eccolo, allora, il compito della politica: riaccendere gli animi sulla quotidianità e sui grandi temi. E non certo attraverso la sterile ed inconcludente polemica.
Ed in fondo, è un altro Natale nel quale buona parte dei catanesi ha spacchettato il proprio regalo sperando in una città migliore.

[Credits foto: Roberto Viglianisi]


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