Lacrime al “Barbera”. Secrezioni uguali per emozioni diverse. Le lacrime di Guidolin al ritorno a casa. Mai così umano come oggi, mai così a portata di mano. Ci avesse fatto vedere il cuore anche prima, al posto del suo timore di scoprirsi… Il ciclista Guidolin è fatto così. Non vuole prendere il contropiede. Si protegge. Oggi i ricordi l’hanno fregato con la ripartenza. Due lacrime a zero, una per occhio. E palla al centro.
Le lacrime di Fabio Simplicio. Il mercenario. Il venduto. Quello che si è promesso alla Roma. Quello che ha sempre avuto un sorriso per tutti, trattato come il peggiore dei lestofanti. Perché Palermo è una città che sa voltare le spalle agli amori, quando – pure a torto – si sente tradita. Palermo sa essere un concentrato d’egocentrismo, una vanità allo specchio. Qualche fischio all’ingresso in campo. Poi diventeranno ipocriti applausi. Il tiro sotto l’incrocio. Lacrime. A ricacciare il rancore in gola alla supeficialità con una parabola perfetta. Lacrime come un telegramma, come un gesto di tenerezza per certi cosiddetti tifosi, come un segno (forse non meritato da chi volta la faccia) di amore.