Una legge per cancellarne un'altra | Niente "Terme" per i Comuni - Live Sicilia

Una legge per cancellarne un’altra | Niente “Terme” per i Comuni

L'Ars non aveva previsto il referendum prima del voto del Consiglio. Così, nel cestino una delle poche norme approvate nel 2018.

PALERMO – Una delle poche leggi approvate dall’Ars nel 2018 verrà “cancellata” grazie a una nuova legge. Un paradosso tra i tanti paradossi del parlamento siciliano che dovrà fare dietrofront: i Comuni che comprendono siti termali non potranno aggiungere la parola “terme” al proprio nome. Almeno non in questo modo. Le motivazioni presentate dalla giunta nella delibera con la quale viene apprezzato il disegno di legge di abrogazione chiamano in causa l’incostituzionalità della legge numero 1 del febbraio 2018, la prima a essere approvata nell’anno appena trascorso: facendo così sfumare una delle poche ‘fatiche’ riuscite all’Assemblea regionale siciliana nello scorso anno solare.

La Costituzione italiana è chiara: l’articolo 133 recita che “La Regione, sentite le popolazioni interessate, può con sue leggi istituire nel proprio territorio nuovi Comuni o modificare le loro circoscrizioni e denominazioni”. La legge regionale invece remava in un’altra direzione, e prevedeva prima l’approvazione dei due terzi del Consiglio comunale, e solo in seguito l’eventuale referendum per i residenti nel Comune.

Il motivo dunque non ha nulla a che fare con la possibilità di cambiare denominazione, ma con le modalità scelte per farlo: sarebbe venuto meno il principio costituzionale del coinvolgimento diretto della popolazione. Nella relazione tecnica firmata dall’assessore alle Autonomie locali e alla Funzione pubblica, Bernardette Grasso, si legge che la norma, pur prevedendo una diversa forma di consultazione popolare, pregiudicherebbe la libertà di manifestare segretamente il proprio eventuale dissenso.

Per comprendere gli effetti che avrebbe avuto la legge regionale può essere utile un esempio: se il Consiglio comunale di Sciacca avesse approvato il cambio del nome in Sciacca Terme, e i residenti avessero manifestato disaccordo prima del referendum, sarebbe venuta meno la segretezza di opinione a cui fa riferimento la Costituzione. La legge adesso dovrà essere abrogata a nemmeno un anno dall’approvazione dell’Ars. E non è il primo caso. Per un altro “strafalcione” dell’Ars, pochi mesi fa la giunta era stata costretta a riscrivere anche la norma che riguarda l’istituzione della “giornata antimafia”. Anche in quel caso, è servita una legge per correggerne una sbagliata.


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