Una pistola nell'androne di casa| "Battaglia persa, ma la combatto" - Live Sicilia

Una pistola nell’androne di casa| “Battaglia persa, ma la combatto”

Nuova intimidazione per Ciancimino jr
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Non l’aveva rivelato prima ai magistrati di Palermo, per dimenticanza, o forse perchè non aveva colto l’importanza della vicenda, ma a domanda diretta, stamattina, ha risposto senza esitazione: Vito Ciancimino, ex sindaco mafioso di Palermo, tra il ’73 e il ’75, vide l’allora imprenditore Silvio Berlusconi tre volte. E – questa è la novità – a due incontri partecipò anche lei. Per un giorno Epifania Scardino, moglie del potente politico Dc, ha rubato i panni del superteste al figlio Massimo che, però, dopo poche ore è tornato ”protagonista” della cronaca per l’ennesima intimidazione subita. Gli agenti che tutelano il figlio di 5 anni Vito Andrea, recentemente vittima di minacce, hanno trovato una pistola calibro 9 carica nel vano contatore dell’androne dell’abitazione palermitana della famiglia, in via Torrearsa, nel cuore della città. ”La mia è una battaglia persa – ha commentato Ciancimino che sta svelando i retroscena della trattativa tra mafia e Stato – Spero solo che non facciano del male ai miei”. Una scoperta inquietante proprio nel giorno in cui la vedova di don Vito aveva rincarato la dose rispetto a quanto rivelato ai pm Nino Di Matteo e Paolo Guido a luglio e settembre, ribadendo che i colloqui tra Berlusconi e l’alter ego politico del clan dei corleonesi, già in quegli anni bollato dall’accusa di mafiosità da una relazione di minoranza della commissione Antimafia che portava la firma del deputato Pci Pio La Torre, ci furono. E non solo. In due occasioni, che la donna colloca tra il ’73 e il ’75, ai colloqui tra l’imprenditore, ancora lontano dalla scena politica, e Ciancimino, assistette anche lei. In un ristorante vicino piazza Diaz, Berlusconi e il sindaco mafioso avrebbero parlato anche di affari. E anche questa è una novità rispetto ai primi racconti fatti dalla Scardino ai magistrati. La donna, nell’interrogatorio, che e’ stato secretato, sarebbe scesa nei particolari ricordando anche gli argomenti della conversazione e riferendo che don Vito avrebbe chiesto conto a Berlusconi dei tempi di rientro di alcuni investimenti fatti e degli sviluppi del progetto edilizio Milano 2. Se le indiscrezioni sull’interrogatorio, che è stato secretato, fossero confermate, le rivelazioni della Scardino combacerebbero con quanto emerge dai documenti manoscritti dell’ex politico e con le rivelazioni del figlio Massimo che parla di investimenti del padre, citando circostanze a lui riferite dal politico, nella realizzazione di Milano 2. Dalle carte consegnate ai magistrati viene fuori, però, non solo il nome di don Vito, ma anche quello dei costruttori mafiosi Buscemi e Bonura: il politico corleonese indicava anche loro come ”finanziatori” del complesso edilizio. E nei giorni scorsi dei rapporti tra Ciancimino e Berlusconi ha parlato anche l’ex dirigente di banca Giovanni Scilabra che ha confermato ai pm di avere ricevuto, nel 1986, l’ex sindaco e Marcello Dell’Utri, allora manager di Publitalia, per discutere di una richiesta di prestito di 20 miliardi per la Fininvest. La circostanza confermerebbe l’interesse di don Vito per gli affari del costruttore e l’ipotesi investigativa che vuole Marcello Dell’Utri tramite tra Berlusconi e politici e costruttori mafiosi.


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