PALERMO – È arrivato in ospedale con ferite d’arma da fuoco al torace. Giuseppe Benigno, 45 anni, di Belmonte Mezzagno, ha avuto la forza di guidare la sua macchina, una Bmw, fino al pronto soccorso del Civico di Palermo. Due killer lo hanno affiancato in via Kennedy, una strada del paese del Palermitano, e gli hanno sparato. Benigno è scampato a un agguato.
Secondo quanto riferiscono i medici era cosciente, sarà trasferito in sala operatoria per un intervento, ma non sarebbe in pericolo di vita. Tensioni al pronto soccorso dell’ospedale dove sono arrivati parenti e amici ed è stata necessaria la massiccia presenza dei militari.
Chi è la vittima? Ufficialmente fa l’imprenditore edile ed è incensurato. Di lui si parla, però, nelle informative dei carabinieri. Una in particolare. “C’era tutta la Sicilia”, diceva Filippo Di Pisa, considerato organico alla famiglia mafiosa di Misilmeri, che aveva partecipato ad un “summit interprovinciale” di Cosa Nostra organizzato a Catania nel 2016. L’informativa sull’incontro fa parte dell’inchiesta “Cupola 2.0” sulla nuova mafia palermitana. Filippo Bisconti, capo mandamento di Belmonte Mezzagno e oggi pentito, vi arrivò proprio accompagnato da Giuseppe Benigno che gli faceva da autista. Al bar “Il pigno d’oro” si discusse della messa a posto di alcune imprese che stavano facendo lavori in diverse parti della Sicilia. Bisconti sentì puzza di bruciato. Capì che qualcuno li stava spiando. Raggiunse Di Pisa e lo avvisò. Meglio andare via.
Non mi risulta nulla sulla programmazione di fatti di sangue”, ha detto Filippo Bisconti, rispondendo a una delle prime domande che i pubblici ministeri gli hanno rivolto lo scorso 15 gennaio. Cinque giorni prima dell’interrogatorio a Belmonte Mezzagno era stato ammazzato Vincenzo Greco con una pioggia di colpi sparati con una pistola calibro 9×21. Bisconti nulla ha detto di sapere dell’omicidio ma si è attribuito il ruolo di paciere in un tormentato mandamento mafioso qual è da sempre Belmonte Mezzagno: “Ho cercato di rendere il clima più sereno fra i Casella e gli antagonisti Spera-Tumminia, ho cercato di calmare gli animi… ora non ci sono da un mese e succedono già queste cose?”. Greco era genero di Rosario Casella, assassinato nel 1994.
“Nessuno ha la voglia di andarsi a fare l’ergastolo e nessuno ha voglia di andare a togliere un papà al bambino”, ha aggiunto il neo collaboratore di giustizia. Qualcuno, evidentemente, la pensa diversamente e si è armato per ammazzare prima Greco e poi, lo scorso maggio, il commercialista Antonio Di Liberto. La pace voluta da Bisconti fa parte del passato. È ancora presto per inquadrare il ferimento di Benigno nelle logiche mafiose. Bisogna aspettare.